della Marina Militare. 347 e nell-Ordine patrizio. Mentre si lavorava con zelo ammirevole a moltiplicare i mezzi di resistenza, quattro capitani facevano fronte al nemico. Si erano mandate in volta navi leggiere per richiamare al soccorso di Venezia Carlo Zeno, distaccato al principio della campagna precedente, come ho detto, con una squadra di 8 galee e che aveva dovuto ragunarne altre nei porti del levante. Da qualche tempo non si avevano notizie del suo viaggio, e gli avvisi che gli si mandavano potevano essere stati intercettati ; il soccorso era incerto e ritardava. In tale attesa Pisani accudiva ad affrettare il nuovo armamento ed a rallentare i progressi dei nemici. Taddeo Giustiniani che comandava le galee già armate, non poteva sotto alcun pretesto compromettere la squadra, unica speranza della marina veneta. Il barchereccio si esponeva di più perchè aveva una ritirata più sicura nei bassi' fondi ove le galee genovesi non potevano inseguirlo. Esso, a forza di tentare imprese infruttuose, potè finalmente cogliere un’ occasione favorevole che la fortuna gli offrì. Barbarigo, duce di cinquanta barche, sorprese una sera a bassa marea una galea e due minori scafi nemici stazionati davanti al forte di Montalbano, occupato dalle schiere del Signore di Padova. La galea e gli altri due navigli furon presi all’ arrembaggio. Il barchereccio rimorchiò a Venezia i due legni, dopo avere incendiata la galea. A Venezia finalmente arrideva fortuna. Intanto la flotta si rinforzava, ed a mezzo ottobre si aveva la certezza di opporre -al nemico più di 30 galee ben armate. Tutto il mese passò in atti poco decisivi, perchè 1’ amiraglio genovese era stato obbligato a mandare 24 galee lungo la costa orientale dell’Adriatico per vettovagliare l’esercito e la flotta in Cliiog-gia che già soffriva tutte le privazioni eh’essa faceva provare ai Veneziani. Il Doge pubblicò che egli avrebbe preso il comando della flotta quando le galee fossero pronte, ed alcuni parziali fatti d’armi dettero nuove speranze ai Veneziani. II.barchereccio s’impadronì d’un convoglio di viveri che Padova spediva a Chioggia ; il capitano Cavalli forzò i Genovesi a ixscire da Malamocco, che distrussero abbandonandolo.