Storia generale Far ne possano e scempio, e in salvamento Dall’onde perigliose accorre i nostri: Ma l’avvenir male avvisò; che appena Un dio l’onor diè del conflitto a’ Greci, Quel dì stesso di salde arme recinti Balzan questi dai legni, e tutta intorno Cerchian l’isola, sì che più non sanno Ove volgersi i nostri. Da slanciate Pietre percossi e da scoccati dardi Molti cadon trafitti; alfin que’ fieri Piomban su lor con impeto concorde, Fendono, strazian lor misere membra Fin che morti gli han tutti. Alto diè un gemito Serse mirando un tal di mali abisso; Ch’ei da poggio eminente al mar vicino Scopria tutta l’armata; e squai’ciò i panni, • E mise acuto grido, e di ritrarsi Subitamente alle pedestri schiere Dato comando, a inordinata fuga Egli stesso proruppe. Aggiunto al primo Ben quest’altro infortunio or pianger puoi. Atossa. Oh nemica fortuna, oh qual de’ Persi Frode hai fatto alla speme! Il figlio mio Acerba inver della famosa Atene Trovò vendetta; e non bastar le vite Di quanti Persi Maratona uccise; Chè or mio figlio sperando vendicarle, Tanta attraea turba di mali. — Or dimmi : E le navi che scampo ebber fuggendo, Ove tu le lasciasti? A chiari indizi Significar lo puoi? Nunzio. Confusamente I condottier delle rimase navi Si danno a fuga a seconda del vento. II resto poi delle terrestri squadre, Parte in Beozia ne morìa, chi l’acque Delle fonti assorbendo arsi di sete, Chi trafelati, estenuati; e parte In Focide passarono, e ne’ Dorensi Campi, e al golfo di Melia, ove lo Sperchio Con benigna onda le campagne irriga.