della Marina Militare. •203 riceveva cinque lire il mese dallo Stato ed una lira da ognuno degli altri undici colleghi. Questo è quanto dire che l’uomo sorteggiato aveva sedici lire il mese. Badiamo che se queste lire erano di denari grossi, la paga giornaliera veniva ad essere di 2 franchi e 50 centesimi, se di denari piccoli veniva ad essere di 1 franco e 65 centesimi. In ogni modo è assai interessante il constatare che le paghe veneziane non molto differivano da quelle ateniesi da me citate durante la guerra peloponnesiaca. In periodi difficili le Repubbliche italiane imponevano un prestito forzoso per sopperire ai bisogni della guerra, sul quale servivano annualmente gli interessi. In quanto poi alle Signorie ed alle Monarchie, vigeva la consuetudine feudale pari per i marinari che per gli uomini di masnada. La insegna del feudatario o del Comune alberavasi sul-F alto dell’ albero maestro. Era la medesima che il potente signore teneva infissa sulla lancia quando cavalcava a capo della sua masnada di guerrieri ; ed era, come l’usanza voleva, quadra. Indi il taglio ancor in voga oggidì delle bandiere di comando sulle navi amiraglie. Sulle altre alberavasi una fiamma ed un gagliardetto, nella guisa istessa che nel manipolo d’un cavaliere banderese, i seguaci di lui, se armati di lancia, a seconda del rango portavano l’insegna a due punte triangolari od a punta unica. Sul castello innalzato al centro della nave dove si riparavano i balestrieri, e ch’era come il propugnacolo della galea, era piantata la bandiera del Comune o del Sovrano, simbolo della nazione. L’albero maestro e quello di prora detto di trinchetto reggevano le due vele trine, che poi chiamaronsi latine, non in ricordo degli abitatori del Lazio, ma perchè messe in onore degli occidentali che dai Greci erano chiamati Latini se Italiani, Franchi se Occitani o Francesi ; e al di sopra della trozza dell’ antenna una specie di cesta o coffa, nominata gabbia o gaggia, conteneva guerrieri che balestravano sid ponte nemico dardi, freccie o verrettoni, oppure polvere di sapone per render il ponte nemico sdrucciolevole, o cenere stacciata, o calce viva per offendere negli occhi il nemico. Sulla prora era innalzata la rambata, specie di parapetto