della Marina Militare. 321 sultano d’Egitto per strappargli il commercio dell’india, ed accompagnò il lavoro con una carta dell’Asia orientale. Egli propose nel Secreta fìdelium crucis di ripigliare il disegno clie era stato cagione a San Luigi di cruda prigionia ed all’erario francese d’impoverimento rimarchevole. Ma ciò che le contingenze interne e la paura di Genova, la quale intrigava a suo danno, avevanle impedito di ottenere per forza d’armi, Venezia ottenne per via di trattati nel 1347, quando stipulò che le sue navi fossero dal sultano d’Egitto accettate in franchigia nei porti di Soria e d’Alessandria ed i suoi mercanti avessero licenza di stabilirvi banchi e negozi. , Or come mai il lavoro marino della scoperta passò dai Genovesi agli Spagnuoli, ai Portoghesi ed ai Francesi ? Come mai i liguri Antonio da Noli e Nicoloso da Pecco riconobbero e descrissero le Canarie ed il normanno Giovanni di Béthancourt le conquistò ? Perchè nel frattempo scoppiò tra Genova e Venezia quella guerra lunga e rovinosa che chiamasi di Chioggia, della quale più tardi tratterò in disteso. Per ora ritorno ad altre gesta marinaresche in altri mari. Ho lasciato Lubecca vincitrice della Danimarca nel 1249 ; ho detto del sacco di Copenaga e della conquista di Se-landia. Ma in quasi un secolo i tre reami di Scandinavia avevano acquistato non comune vigoria. Nell’anno 1326 un ragazzo dodicenne di nome Valdemaro ascese il trono danese. La cronaca il conosce come Valdemaro III, la storia e la canzone lo nominano Valdemaro Dimani, ricordando una frase intesa a significare che ciò che non si può prendere oggi si carpirà dimani. Paziente, intelligente, rapido nell’azione, Valdemaro ebbe molti punti di contatto con Pietro d’Aragona da me altrove ricordato. Fu despota in casa^ ma disciplinò ammirevolmente il suo popolo. Nei primi anni non disturbò i mercanti anseatici; poi un bel giorno, sentitosi robusto, ruppe i trattati che assicuravano a Lubecca il monopolio della pesca delle aringhe ed alle rimostranze dei borghesi della repubblica replicò con parole vaghe intese ad acquistar tempo. I mercanti parlarono superbi, il re finse umiltà ; ma quando essi tornarono a casa, 21