della Marina Militare. 395 pitano Andrea Dimio greco, ed il console catalano Pedro Julian dirigeva col veneziano Contarmi la sopraveglianza del tratto che dal palazzo di Bucoleone discendeva fino a Psammatica. Fra la porta Aurea e la porta di Selimbria stava di guardia Maurizio Cattaneo, cavalier genovese e da Selimbria alla jiorta di San Romano compiendo il giro, era il dotto greco Teofilo Paleologo. Demetrio Paleologo, ancor esso congiunto dell’ Imperatore e Nicolao Gudelli facevano continua ronda, recando soccorso all’ uno ed al-l’altro posto minacciato. L’assalto del dì 29 cominciò all’ alba fra i canti religiosi musulmani cui rispondeva il Kyrie Eleison della città. Per due ore durò furioso, mentre il sultano indomabile spingeva avanti i suoi uomini a vigorosi colpi di mazza ferrata, ed al tempo istesso i suoi segretari li tormentavano a nerbate. Giustiniani fu ferito di palla nel fianco (v’ ha chi dice di freccia) e dovette abbandonar le mura. In quell’ istante i Giannizzeri guidati da Saganos Bascià, schierati a profondi battaglioni, si slanciarono alla scalata e riuscirono a conquistare il muro. Allora fu strage, e fra i morti l’imperatore. Così mille anni dopo che Costantino aveva edificate le mura alla città, un altro Costantino moriva nel difenderle. L’Europa cristiana, smarritasi in una incoscienza politica che non ha riscontro nella storia, aveva lasciato la Nuova Eoma in balìa d’ un sovrano prode e di un manipolo di generosi. Alla terribil novella del disastro rimase attonita e confusa, tardi accorgendosi dell’ errore commesso. Per una circostanza, certamente fortuita, lungo la cinta di Costantinopoli, intenti alla difesa erano stati veneziani, romani, genovesi, spaglinoli, dalmati, tedeschi e russi, i torti figli di quelle nazioni che in breve dovevano amaramente dolersi d’ aver lasciato penetrare Maometto conquistatore nel sacro recinto di Santa Sofìa. A pentirsi non tardò 1’ Europa mediterranea sulla quale adclensavasi furiosa tempesta, che non fu ultima cagione della decadenza italiana. L’Impero d’Oriente quantunque ridotto alla città di Costantinopoli ed al suo pomerio, quantunque povero d no-