della Marina Militare. 89 eira. Menodoro, adescato dalle offerte di Ottaviano ne accettò le proposte mentre in Roma ed in Ravenna davasi mano alla costruzione di molte triremi (40). Appena Menodoro,’ venuto in sospetto a Pompeo passò al nemico, la guerra scoppiò. Ottaviano da Taranto e Calvisio insieme a Menodoro dall’Etruria mossero ad assalire Pompeo che da Messina sopra vvegliava a che non si congiungessero. Mene-crate nimicissimo e rivale di Menodoro, ebbe in governo l’armata pompeiana. Uscito alla ricerca del nemico avvistò gli avversari nel golfo di Napoli al cader del giorno. Calvisio era ancorato a Cuma, Menodoro sotto Ischia. La dimane Calvisio tentò uscire dal seno di Cuma per congiungersi a Menodoro; Menecrate manovrò per respingerlo verso terra, e vi sarebbe riuscito se Menodoro non fosse corso ad investirlo. Strano a dirsi; a quanto Appiano Alessandrino ci narra, 1’ arrivo di Menodoro interruppe la fazione e le navi delle due parti rimasero inerti ad assistere ad un duello fra le capitane, guidate dai due maestri corsari. Menecrate rujvpe il timone a Menodoro, questi squarciò la prora al rivale. Abbordatisi, e presisi colle mani di ferro, la tenzone durò a lungo con vantaggio di Menodoro ; ma questi ricevette una stilettata al braccio, e Menecrate una ferita alla coscia ; la costui nave fu presa, e Menecrate si salvò a nuoto sanguinando. Contemporaneamente Democare, vice-prefetto di Pompeo, percuoteva Calvisio catturandogli varie navi, affondandone altre e, tolto il comando di tutte, tornò in Messina per adoperarsi contro Ottaviano che era sulle mosse. Rifornitosi in Messina, e spartito il comando con Apollofane,. Democare assalì l’armata d’Ottaviano presso Scilla, la sconquassò, sì che Ottaviano fu obbligato a sbarcare e cercar rifugio a terra. A rialzare la sua fortuna giunsero in buon punto Menodoro e Calvisio ; ma non tanto in tempo che i due prefetti di Pompeo non si mettessero in salvo a Messina.— Rottosi il tempo, l’armata di Ottaviano, già sdruscita dalla battaglia, mal si sostenne contro i marosi ; ed anche quella di Calvisio ebbe a soffrirne. Menodoro, più scaltro, salpò, andò al largo fuori dello stretto, diè fondo all’ancona filando molta lunghezza di gomena e col far rogare aranti contro vento e flutto non ebbe avarie. Così