332 Storia generale golfo schierato in battaglia. L’ amiraglio pisano, Manfredi della Gherardesca, non credette opportuno il combattere. Sbarcarono però alcuni ft omini che riuscirono a rinforzare la guarnigione. L’assedio si presentava favorevolmente per gl’ invasori. Il Gherardesca vi morì ; il re d’Aragona rinforzò il figliuolo con altre '25 galee. Concludo: nel-l’autunno del 1325 il castello di Cagliari capitolò ai patti seguenti : 1° che le sostanze fossero salve ; 2° che fosse ai difensori lecito vivere in Sardegna e godere dei loro beni; 3° che il castello rimanesse ai Pisani, ma quali feudatari d’Aragona. I patti furono da ambo le parti giurati e firmati, ma non tenuti. Difatti l’anno seguente, dopo che l'infante se ne era tornato in Aragona, il Comune di Pisa mandò alla volta di Cagliari certe navi cariche di vettovaglie : furono accostate alla bocca del porto da 12 galee catalane che senza complimenti se ne impadronirono. Le due parti s’incolparono di malafede, ed è assai difficile a tanto intervallo di tempo rintracciare la verità. Trovo nello stesso anno una squadra venturiera di fuorusciti pisani e di genovesi capitanata da Gaspero D’ Oria, forte di 33 legni, la quale si azzuffa nel golfo di Cagliari con una squadra catalana e che ne è vinta col susseguente eccidio dei nostri. La guerra volgeva al suo termine. Altre 20 galee giunsero in soccorso ai Catalani, mentre Ramon Muntaner ne preparava 8 a Valenza. Pisa capì che ormai non poteva più resistere allo sforzo nemico e diede incarico a messer Bernabò D’Oria di trattar della pace coll’ infante don Alfonso. I patti furono purtroppo quelli che, subiscono i vinti, intendo il beneplacito del vincitore. E la Sardegna, che il valore pisano e genovese aveva ritolto ai musulmani, doventò una fra le gemme della corona aragonese. Ora di Pisa marittima per lungo tempo non avrò a parlare. Mentre il Mar di Germania ed il Baltico erano solcati da carene piratiche, non erane immune il Mediterraneo. Già nel corso di questo libro ho presentato al lettore la squadra corsalesca di frate Ruggero di Fior. Le due calate in Italia di Alberto tedesco e di Arrigo di Lucemburgo, come