della Marina Militare. 379 All’ alba del 27 l’armata veneta incendiata discendeva il filo della corrente. Biagio Assereto carpì due navi non incenerite e le rimorchiò l'uori di pericolo. Le altre, per lodevole prudenza, lasciò al proprio inevitabile fato. Sforza, avvertito dell’ approssimarsi di Michele Attendolo, era in linea di battaglia per riceverlo degnamente, quando la bramosìa di sacco invase le sue bande a tal segno che, imbarcatesi su schifi e piantati capitano ed insegne, si sforzarono d’abbordare quella ricca flotta non ancora compieta-mente distrutta. Trentadue galeoni, 2 grosse galee, 2 più piccine, 34 trasporti carichi di vettovaglie e di provvigioni di guerra erano lì per cadere nelle mani dei soldati di Sforza, quando questi, raccolti intorno a sè i suoi più fedeli veterani e uccidendo i più protervi fra i disobbidienti, appiccò il fuoco di propria mano alle navi che ancora non divampavano. La Signoria di Venezia non era facile al perdono; Andrea Quirini fu chiamato a casa, accusato di negligenza e condannato al carcere. Or mi rimane a dir qualche cosa di un altro fatto navale che non manca d’interesse. Nella campagna dell’anno 1439 Brescia, difesa dal provveditore Francesco Barbaro, soffriva tutti gli orrori della fame. Chi la stringeva era messer Niccolò Piccinino, l’esimio rivale di Sforza, l’erede della fama e delle bande di Braccio da Montone. Francesco Sforza, allora capitano al servigio di Venezia, aveva bisogno del possesso del lago di Garda. La Signoria di Venezia, per vie montane, riuscì a trasportarvi 2 grosse, 3 minori galee e 25 barche armate, cui affidò al provveditore Pietro Zeno. Ma il duca di Milano, che possedeva Peschiera, costruì ancor esso una flotta colla quale respinse e bloccò lo Zeno nel porticciuolo di ToifBol^ presso a Riva di Trento. L’anno di poi, 1440, nuove galee veneziane veleggiarono sul Garda. Questa volta erano comandate da un Contarmi, cui Sforza aveva mandato in aiuto Pietro Brunoro, uno fra i migliori suoi luogotenenti. La flottiglia milanese, comandata da Taliano Furiano, fu vinta dalla veneziana presso Salò; perde 3 galee ed il rimanente dovette cuo-prirsi con una palafitta.