34 Storia generale Co’ suoi bianchi destrieri ad empier tutto Di luce il mondo, un modulato all’ aure Eccitante clamore alzano i Greci, E l’eco in un dell’ isolana rupe Forte un rimbombo ne rendea. Spavento Assalse i Persi in lor pensier traditi ; Che non grido di fuga era quel grave Inno, ma d’oste che a battaglia corre Con magnanimo ardire ; ed accendea Tutti quei petti la squillante tromba. Concordemente ad un comando allora Battono i remi il mar fremente, e al guardo Lor flotta intera in un momento apparve. In ordine composto il destro corno Venia primiero, e il secondava appresso Tutta l’armata. Un’alta voce in quella Era ad udirsi : « Ite, o di Grecia prodi, « Liberate la patria, liberate « I figli, le consorti, i sacri templi, « E le tombe de’ padri. Or qui per tutti « Si combatte. » A rincontro allor da’ nostri S’alzò fragor di Perse voci e tempo Da indugiar più non era. Ecco repente, Ecco nave con nave il bronzeo rostro Percote e primo un Greco legno investe Un Fenicio naviglio, e aplustri e fregi Tutti gli spezza ; e spicca un altro il corso Contro ad un altro. In stille piime salda Stette la mole della Persa armata; Ma poi che tante navi nello stretto Si constipar, che non poteano aita Dar l’une all’ altre, urtaronsi fra loro Co’ ferrei sproni i nostri legni, e tutto Si fransero il remeggio: accortamente Le Greche navi d’ogni parte in giro Ne ferivano intanto: rovesciavansi Le carene sossopra, e il mar vedersi Più non potea, chè tutto era coperto Di naufragi e di strage, e di cadaveri Eran piene le scoglie, e pieni i lidi, Vogavan tutte a scompigliata fuga Quante navi rimase erano a noi; E quei, tavole infrante e tronchi remi, Come di tonni e d’altri pesci in càccia, A furor ne scagliavano; e un lamento, Un ululato tutta la marina Occupò, fin che ad essi alfin ne tolse