della Marina Militare. 271 doveva trasportar l’esercito alla foce del Nilo : navi, cocche, palandre, uscieri, galee, grippi, quasi mille bastimenti di ogni grandezza, venuti da parti diverse, massime dall’Italia e dalla Germania inferiore. I più accorti salparono a’ ventisette di maggio con buon vento di tramontana, e in tre giorni arrivarono al segno : le galee tardarono due giorni, le palandre sei, altri non isciolsero, alcuni furono ricacciati indietro dal ponente dominante e regnante in quei rivaggi e non pochi andarono per quattro e più settimane sbattuti •in diverse parti dal vento contrario prima di potersi ridurre al convegno. Intanto i primi venuti, dopo essere stati tré giorni sulle ancore rimpetto alla foce, risoluti di prender terra, spiegaron le vele, imboccaron nel Nilo, poggiarono a destra, presero il porto, e sbarcarono senza contrasto. Là sul Delta, tra la riva del fiume e il lido del mare, posero il campo, e si afforzarono con buone trincero, divisando passar poscia all’ altra sponda per assalire anzi tutto il Torrione, e con questo aprirsi la strada all’ espugnazione della piazza, Diffidi prova, nella quale indarno consumarono altri due mesi : andavano ogni giorno coi migliori bastimenti, tempestavano colle petriere e co’ mangani, balestravano saette e bolzoni, facevano castelli e ponti : ritornavano colle scale rotte, coi ponti fracassati, e non di rado restavano là bruciati vivi dal fuoco greco con che i difensori a grand’arte li annaffiavano. Il Torrione del Nilo1 non poteva essere guadagnato per fame, così vicino alla piazza che lo riforniva ; non per macchine, chè il cozzar delle petriere non faceva effetto ; non per cavamente, perchè circondato dall’acqua: nè per battaglia di scale, non avendo luogo ove posarle. Niuno potrebbe dire quanto tempo durato avrebbero le vane prove, se non fosse stato colà un povero prete di Colonia chiamato Oliviero lo Scolastico, il quale disegnò una macchina, semplice del pari che poderosa, con che fu preso il Torrione. Sia bene descriverla per soddisfare al desiderio delle persone -ingegnose. « Oliviero si volse alla doppia sambuca : cioè fece legare insieme due grosse navi, spogliatele prima di ogni arredo, degli alberi in fuori, tanto che il trinchetto ed il maestro dell’ una e dell’ altra nave venissero a fare quattro colonne