410 Storia generale non era che un ottavo. Bastò un secolo perchè i marinari d’Europa discoprissero quasi gli altri sette ottavi. È merito insigne del XIY secolo l’aver preparato questa colossale conquista, del XV d’averla iniziata, dei successivi d’averla condotta a termine. Or come accadde che il massimo evento marinaresco che vanti la umana stirpe fu negato al sottile genio greco, alla luminosa possanza romana, allo spirito intraprendente dei Comuni italiani ed anseatici, all’ apostolato cristiano cupido di rassegnar sempre nuove anime ? Le più alte ambizioni umane, individuali o collettive che siano, non raggiungono la meta quando immaturi son tuttavia i mezzi materiali. Questi solo li può fornire il sapere. L’arte navale, che è l’applicazione pratica di varie scienze, non potè toccare il necessario grado di perfezionamento prima del secolo XV. I Romani non furono studiosi delle scienze matematiche fuorché in quanto riguardavano l’architettura ; ed i principati barbarici che surrogarono l’Impero lasciarono retaggio scientifico esiguo quanto mai. I Greci di Bisanzio serbarono l’antico scibile, ma non l’aumentarono, e noi d’Italia, e con noi i Provenzali e gli Spagnuoli, non avremmo conosciuto l’opera d’Euclide e d’Archimede se non ce le avessero comunicate gli Arabi. Gli è solo all’alba del XII secolo (1202) che per opera di Leonardo Fibonacci da Pisa i Cristiani conobbero l’algebra, tronco vigoroso delle matematiche sul quale solamente possono germogliare la trigonometria e la navigazione sì per stima che astronomica. Questo Leonardo, pisano, figlio di un Bonacci notaro de’ mercatanti del suo paese stabiliti a Bugia d’Africa, fu uomo insigne, autore del primo trattato d’aritmetica, d’un altro d’algebra, introduttore fra noi della numerazione arabica, e venne da’ suoi contemporanei soprannominato il bigollone; or diciamo bighellone e sempre a dileggio. Quest’uomo, troppo dimenticato, fu esente da qualsiasi tendenza verso le scienze occulte, dimostrandosi sotto questo riguardo superiore a frate Bacone, a Baimondo Lullo e ad Alberto il Grande, che fiorirono nello stesso secolo.