Annali d’ Italia. guardie per la Città . Altri giudicavano meglio di afpettare a far il colpo a Pozzuolo , a Mifeno , o a Baia , avendo a tal fine guadagnato uno de’ principali Ufiziali dell’ Armata navale . In fine fu ffabilito d’ ucciderlo nel dì 12. d’Aprile , in cui fi celebravano i Giuochi del Circo a Cerere. Meiìb in petto di tanti il fegreto , per poca avvertenza di Flavio Scevino trafpirò . Fece egli teflamen-to ,• diede la libertà a molti Servi ; regalò gli altri ; preparò fa-fcie per legar ferite : ed intanto benché defie a gli Amici un bel convito , e faceffe il difìnvolto , pure comparve malinconico e pen-fcfo . Miììco fuo Liberto offervava tutto ; e perchè il Padrone gli diede da far aguzzare un pugnale rugginofo , s’ avvisò , che qualche grande affare foffe in volta . Sul far del giorno quello infedele , animato dalla iperanza di una gran ricompenfa , fe n’ andò a gli Orti Serviliani , dove allora foggiornava Nerone , e tanto temperò co i portinai , che potè parlare ad Epafrodito Liberto di Corte , che F introdufle all’ udienza dei Padrone . Furono rollo meffe le mani addoffo a Scevino , che cotaggiofamente fi difefe , e rivolle 1’ accufa contra del fuo Liberto . Ma perchè fi feppe , avere nel dì innanzi Scevino tenuto un fegreto e lungo ragionamento con Antonio Natale , ancor quello fu condotto da i foldati . Efamina-ti a parte fi trovarono difcordi , e poi alla villa de’ tormenti con-feffarono il difegno , e rivelarono i complici . All’ intendere sì nu-merofa frotta di congiurati faltò tal paura addoffo a Nerone , che mife guardie dapertutto , e nè pur fi teneva fìcuro in qualunque luogo eh’ egli fi trovaffe . ViEN qui Tacito annoverando tutti i congiurati, e il loro fine . Molti furono gli ticcui 7 e fra gli altri Gaio Fifone, capo della congiura, e Lucano Poeta; altri con darli la morte da sè fleffi , prevennero il Carnefice ; ed alcuni ancora la fcamparono colla pena dell’ efilio . Fra gli altri denunziati v’ entrò anche Lucio Anneo Seneca , infìgne Maeflro deila Stoica Filofolia ; ma che , fe lì aveffe (a)Dìol.6>. a credere a Dione ( a) , macchiato fu di nefandi vizj d' avarizia , di difoneflà, e di adulazione . Di lui parla con illima maggiore Tacito , Scrittore alquanto più vicino a quelli tempi. Coniiiteva tutto il fuo reato nelreffere flato a vifìtarlo nel fuo ritiro Antonio Natale, e a lamentarli, perchè non voleffe ammettere Fifone in fua cafa, e trattare con lui . Al che avea rifpoflo Seneca , non effere bene , che javellaffero infleme ; del rcflo dipendere la di lui JaLutc da ouella di Fifone . Trovava!! Seneca nella fua Villa , quattro miglia lungi da Roma y e mentre era a tavola con due amici, e con