Anno L V. parte della Mefopotamia , ufciflero dell’ Armenia . Ne uicirono in fatti per le diicordie inforte fra Vologefo Re d' ejjl Parti, e Vardane, fuo Figliuolo . Portate a Roma cotali nuove , ed ingrandite , modero il Senato adulatore a decretar la velie trionfale a Nerone , ed anche 1’ Ovazione . A Domìnio Corbulone fu dato il governo , o pur la cura degli affari dell’ Armenia Maggiore : cofa applaudita da i Romani . 11 credito di quello Generale , non meno che gli ufizj di Gaio Ummidio Durmio Quadrato Governatore della Siria , induffero Vologefo a dimandar la pace * e a dar degli oftaggi . Segni ancora di clemenza diede Nerone nel non volere , che foiTero ammeffe le accufe contra di un Senatore , e di un Cavaliere . Tutto il finquì narrato appartiene in parte al precedente Anno . Nel prefente fi cominciarono ad imbrogliar le fcritture fra Agrippina , e il Figliuolo . Eraiì Nerone già incapricciato d’ una giovane , appellata Atte , di baifa sfera , perchè ilata Schiava , ed allora Liberta . Gli tenevano mano due de ' fuoi compagni ne gli fpaffi, cioè Marco Salvio Ottone , che fu poi Imperadore , e Senecione . L’ amore , eh’ egli dovea ad Ottavia fua Moglie , Princi-peffa per avvenenza e làviezza meritevole d5 ogni lode , s’era tutto rivolto verfo quella ignobil giovinetta , effendofi fin detto, che gli corfe più volte per mente di fpofarla. Moilravano di non fa-per quello fuo viluppo i due primi Miniftri per paura , che fe gli fi contraftava quello amoreggiamento , da cui non veniva ingiuria ad alcuno , egli fi volgeffe alle Cafe de’Nobili . Ma Agrippina non sì toilo fe n’ avvide , che diede nelle fmanie , e gli fece più e più bravate. Tuttavia accorgendoli, a nuli’altro fervire quella fua feverità , che ad accendere maggiormente le difoneile fiamme di Nerone , mutò batteria , e fi iludiò di guadagnarlo colle buone , e con profufion di regali, e fin con efibìzioni , che non fon dadi-re , e tuttoché raccontate da Tacito e da Dione , han tutta laciera di calunnie j facili, quando fi vuol male alle perfone . Nerone all’ incontro feelte le più belle gioie e mafferizie del Palazzo * le inviò in dono alla Madre , la quale fe ne offefe , per voler egli far feco da liberale con quella roba ^ che tutta egli dovea riconofcer da lei. Qui non fi fermò Nerone . Levò il maneggio delle rendite del Pubblico a Pallante , Liberto il più confidente ( e forfè troppo ) che -s’ avelie la Madre , per abballar fempre più la di lei fuperbia . Per quello andò nelle furie Agrippina , nè potè contenerli dal dire un di al Figliuolo , che giacché vivea B'ritannico , ella nc fapreb-Tc:no L V bt