55» Annali d’ Italia; lamente proclamarono lui Imperadore, ma dichiararono nemico pubblico F eftinto Geta . Fermossi tutta la notte Caracalla nel campo de’Pretoriani, (a)spartia- [a] e la mattina feguente accompagnato da tutto P efercito in ar-ncua[^Cara' mi più del Solito, portando egli Hello la corazza fotto le velli, lì portò al Senato , facendovi anche entrare parecchi foldati, con volere , che fedeifero. Parlò delle inlìdie in varie guife a lui tefe dal nemico Fratello, da cui anche ultimamente poco era mancato , che non foife ftato uccifo a tradimento ; ma che egli in difendendo fe diìnìibr°~ ^-e^° > aveva ammazzato V altro. Se crediamo ad Erodiano ( b ) , ¡an. ; . 4. ancjie con afprezza e volto fiero contro gli amici di Geta . (c)Diol. 77 Dione ( c ) noi dice, e nè pure Sparziano . Amendue bensì attefta- no, che all’ ufcir della Curia rivolto a’ Senatori : Afcoltate , diffe , una cofa , che rallegrerà tutto il Mondo . Io fo grafia a tutti i banditi e relegati nelle Ifole. Con che egli venne a riempiere Roma di Scellerati e malviventi, per poi popolar quelle medefime Ifole di per-fone innocenti. Tornoflene Caracalla dal Senato al Palazzo, accompagnato di qua e di là da Papiniano , e da Fabio Cilone , che gli davano di braccio , e fembravano due fuoi cari Fratelli, ma per far in breve un’altra ben diverfa figura. Comandò poi, che alca- (d)spartia- davero dell’ uccifo Geta folle fatto un folenne funerale ( d ) , e che nus in Geta. v fQ^e ^ata fep0jtura nel Sepolcro de’ Settimj nella Via Appia . Di là fu poi elfo trafportato nel Maufoleo di Adriano . Ch’ egli allora folle deificato , lo l'crive taluno , ma non fe ne trovano Sufficienti prove . Tutto ciò fece Caracalla , per ifminuir , fe poteva, l’univerlale odiolìtà, eh’ egli s’ era tirato addoffo con sì nero mif-fatto . Non iftarò io qui a raccontare i prefagj della morte violenta di Geta, che Sparziano fecondo di tali olìervazioni, poco per lo più degne di fede , lafciò Scritti. Dirò bensì, che Dio anche in vita punì Caracalla, perch’ egli ebbe fempre davanti a gli occhi l’or- (e) Dio in rido afpetto del Fratello Svenato ( e) , e dormendo le gli prefenta-T.xcerpt. vano Sempre de gli oggetti fpaventevoli, e pareagli di vedere ora elfo fuo Fratello, ed ora il Padre, che colla fpada fguainata gli venivano alla vita. Scrive Dione, che per trovar rimedio a quello interno flagello , ricorfe fino alla Magia, e che gli comparvero 1’ ombre di molti, fra le quali Solamente quella di Commodo gli dif-fe : Va, che t’afpetta il patibolo . Ne creda il Lettor quel, che vuole. Certo è bensì, che quelli tetri fantalmi gli guailarono a poco a poco la fantalìa, talmente che il vedremo luriofo. Ed egli non mancò di vifitari Templi de’ Suoi Dii , dovunque egli andava, e di man-