Annali d’ Italia. (a) t«ì¡tur gio Cornelio Tacito ( a) con dire , aver egli ftudiata quella Filo-iufior.iib.4 ^ non già per vanità ,come molti faceano , nè per darli all' ozio , ma per provvederli di coilanza ne’ varj accidenti della vita, per foftenere con equità e vigore i pubblici ufizj , e per operar Tempre il bene , e fuggire il male . Perciò s'era acquiftatoil concetto d’eifere buon Cittadino , buon Senatore , buon Marito, buon Genero , buon Amico, fprezzator delle ricchezze, infleilìbile nella Giuftizia, ed intrepido in qualfivoglia fua operazione . Anche A-fb ) Arìcin. riano , ( b ) Plinio ( c ) il giovane , e Giovenale furono liberali di loie ^ verfo di Prifco . Ma egli era troppo invanito dell’ amor della glo-junìorHb.*4 ria , cercandola ancora per vie, mancanti di difcrezione . (d) Gli npifioL »3. e Templi di Trafea Peto , Suocero fuo , uomo da noi veduto lodatif-(J) Ho i.ic fimo ne> teinp1 addietro , gli ilavano fempre davanti a gli occhi , per parlare francamente , ove lì trattava del pubblico bene . Ma non fapea già imitarlo nella Prudenza . Trafea ancorché aveile in orrore i vizj e le tirannie di Nerone , pure nulla dicea o iacea , che poteife offenderlo . Solamente talvolta li ritirò dal Senato ,.pernon approvare le di lui bellialità e crudeltà : il che poi gli collo la vita. Ma Elvidio lì facea gloria di parlar con vigore e liberta lenza riguardo alcuno . Così operò fotto Galba , lotto Vitellio ; ma più usò di farlo fotto Vefpairano , qualìchè la bontà di quello 1 rinci-pe doveffe fervire di paffaporto alla foverchia licenza deile lue parole . Il peggio fu , ch’egli fcoprendoli nemico della Monarchia , e tenendo fempre il partito del Popolo , non lì facea fcrupolo di darli in pubblico e in privato a conofcere per perfona , che odiava Velpalìano . Allorché quello Principe arrivò a Roma , ito a falu-tarlo , non gli diede altro nome , .che quello di Velpalìano . Effen-do Pretore nell’ Anno 70: in niuno de’l'uoi Editti mai mife parola in onore di lui , anzi nè pure il nominò . Ma quello era poco . Sparlava di lui da per tutto , lodava folamente il governo popolare , e Bruto , e Calilo ; formava anche delle fazioni contra del dominio Cel’areo . Andò così innanzi l’ollentazione di quello fuo libero parlare , che nel Senato medelìmo giunfe a contraffare e garrire info-lenteniente collo lleffu Vefpaliano, qualìchè fotte un fuo eguale ; £e) Sueioh. ( e ) perlocchè d’ ordine de i Tribuni della Plebe fu prefo e confe-m i efpafia- „nato ai Littori, o lìa ai Sergenti della Giuilizia . Il buon Vefpa- nocap.ij. fo . r y r • i- I v r > liano , a cui rorte dnpiaceva di perdere un si ratt uomo , e pur non credea bene d’impedire il riparo alla di lui infolenza , ufcì di Senato quel dì piagnendo , e con dire : O mio Figliuolo mi fuccederà , 0 rtiuti altro : volendo forfè indicare , che Elvidio con quelle lue im-