Annali d’ Italia; Anno di Cristo lxxxi. Indizione IX, di Cleto Papa 5. di Domiziano Imperadore 1. Confoli {ì ucio Flavio Silva Nonio Basso Asinio Pollione Verrucoso. T Ali furono i nomi de’ Confoli di quell’ Anno » come appa» rifce dall’ Ifcrizione rapportata da Monlìgnor Bianchini , e (a) 'Thefaur. da me ( a ) . Ma in un’ altra llcrizione da me data alla luce, il pri-ln&'mo Confole è appellato Lucio Flavio Silvano . Di lagrime e io-/i3 j. ipiri abbondò Roma in quell’Anno . Un ottimo Principe oramai la governava , che amava tutti come Figliuoli , comunemente ancora amato da ognuno , e che perciò avea confeguito un titolo , non prima nè poi dato ad alcun altro de’ Romani Imperadt ri , (h'i Suetop. cicè era chiamato ( b ) la Delizia del genere umano . O ha eh' egli e^' non fi lenti ile ben di falute , o che qualche cattivo prefagio gli faceife apprendere vicina la morte , perciocché non li può dire , quanto i Romani d’ allora foflero fuperlliziolì , e da i varj accidenti vanamente deduceilero i buoni o trilli fucceili dell" avvenire ^ o pur badaffero a gli Strologhi : fuor di dubbio è , che Tito Augnilo nulla operò in quell’ Anno di Angolare . Si fecero de gli Spettacoli ,■ e vi ailillè , ma nel fin d’ eiii fu veduto piagnere . Comparve ancora in quell’ Anno nell’ Alia un furbo , appellato Teren-(cl Zdnarr.s zio Maiiìmo , che lì facea credere Nerone Augujlo ( c ) , già morto , in Chronc. e fu ]3en accolto da Artabano Re de Parti . Anzi parea , che quel barbaro Re lì preparali«; per muovere guerra a Tito , con pretendere di rimettere fui trono un sì fatto nnpollore . Se Tito le ne metteiTe penlìero , non è a noi noto . Volle egli, venutala State, portarli alla cafa paterna nel territorio di Rieti , e malinconico più del fohto ufcì di Roma , perchè nel voler fagrificare , era tug-gita la vittima di mano al Sacerdote ; ed elfendo tempo fereno , s’ era fentito il tuuno . Alloggiato la fera in non so qual Luogo , gli venne la febbre . Pollo in lettiga , continuò il viaggio , e come già folle certo , che quell’ era i ultima fua malattia , fu veduto tirar le cortine, e mirar il Cielo , e dolerli , perchè in età sì immatura egli avelie da perdere la vita giacché egli non fapea di aver commeiTa azione alcuna , di cui lì avelie a pentire , fuorché una fola . Qual folle quella , non fi potè mai fapere di certo , quan- tun-