Annali d’ Italia. (a) Jofeph. de Bello ju-daico lib. j. cap. 15. paeiì, falutato il Sole con alti ed allegri Viva, quello rumore fece credere a que’ di Vitellio , che 1’ efercito di Mucxano foife arrivato, e diede loro tal terrore , che riufcì poi facile a Primo lo fconfigger- li ed obbligarli alla fuga . Giufeppe (a) narrando, che de’ folda-ti di Vitellio in quelle azioni perirono trentamila e ducento perfo-ne , e quattromila e cinquecento di quei di Vefpafiano, verifimil-mente fecondo 1’ ufo delle battaglie ingrandì di troppo il racconto, nè noi iìam tenuti a predargli fede . Bensì poiìiam credere a Dione j, allorché dice, che ofcurandofi talvolta la Luna per qualche nuvola, ceifava il combattimento, e che i foldati emuli vicini parlavano 1’ uno all’ altro , chi con villanie , chi con parole amichevoli, e con deteflar le guerre civili , e con invitar l’avverfa-rio afeguitar Vitellio , o pur Vefpafiano. Ma non c’è già ragion di credere , chef uno porgeffe all’altro da mangiare e da bere , finché non fi provi , che i foldati d’allora erano sì bravi od induflrio-fi da portar feco anche nel furor delle zuffe le loro bifaccie al collo, coll’occorrente cibo e bevanda. Tanto poi Dione, quanto Tacito ci afficurano, che incomodando forte una grofTa Petriera col lanciar faifi l’efercito di Vefpafiano , due coraggiofi foldati, dato di piglio a due feudi de gli avverfarj, fi finfero Vitelliani ; ed arrivati alla macchina, ne tagliarono le funi, con render eifa inutile, ma con reftar aneli’effi. tagliati a pezzi, fenza che rimaneffe memoria alcuna del loro nome. Dopo quella vittoria, e dopo lo fpo-glio del campo , a Cremona , a Cremona gridarono i vincitori lol-dati. Bifognò andarvi. Si credevano di laltarvi dentro ; ma trovarono un impenfato ollacolo , cioè un alto e mirabil trincieramen-to , fatto fuor della Città nella precedente guerra di Ottone , alla cui difefa era accorfa quali tutta la milizia elìltente in Cremona . Fecero delle maraviglie i foldati di Vefpafiano , per fuperar quel iìto: tanta era la lor gola di arrivar al facco di quella ricca Città, che Antonio Primo avea loro benignamente accordato : il che fatto affalirono la Città . Contuttoché quella fofì'e cinta di forti mura e torri , e piena di Popolo, invilirono sì fattamente i foldati Vitel-liani, che non tardarono a trattare di renderfi . Scatenarono per quello Alieno Cecina, acciocché s’interponeiTe pel perdono, ed efpofero bandiera bianca . Ufcì Cecina vellito da Confole co’fuoi Littori, cioè colle lue guardie , e pafsò al campo de’vincitori , ma accolto da tutti con ifcherni e rimproveri, perchè la perfidia fuol effere pagata coll’odio d’ognuno. D’uopo fu, che- Antonio Primo il facelTe feortare , tanto che fo il e in luogo ficuro da poterli por-