Anso CLXVIII. *11 in Segreto faceva alla peggio . Volle una cucina a parte nel fuo appartamento ; e dopo eifere flato alla parca cena di Marco Aurelio, paifava colà a Soddisfare la fua ghiottoneria , con fariì fervire a tavola da perfone infami , e con volere de i combattimenti di Gladiatori a quelle private cene , le quali andavano sì a lungo, che talvolta egli abborracchiato fi addormentava fopra i cufcini o letti, fu i quali s’adagiavano gli antichi ffando alla menfa , e conveniva portarlo di pefo alla fua ffanza . In ufo era allora di non far tavola, dove foiì'ero più di fette perfone ; e diverfe tavole verifimilmente fi mettevano nelle grandi occaiìoni, perchè paffava per proverbio : Sette fanno un convito, nove fanno una lue. Lucio Vero fu il primo a voler dodici convitati alla medefima menfa , e con unaprofu-fione fpropofitata di regali -, perchè a i Paggi, a gli Scalchi, ed a i commenfali fi donavano piatti , bicchieri d’ oro , d’argento , e gioiellati , varj animali, vafi d’oro con unguenti, e carrozze con mule , guernite di ricchi finimenti. Coftava cadauno di quefti conviti una tal fomma, che nè pure m’arrifchio a nominarla: tanto è grande nel teffo di Capitolino. Il reffo poi della notte fi foleva perlopiù fpendere in giuoco , vizio, oltre a tanti altri, imparato in Soria. Fe-cefi anche fabbricare una funtuofa Villa nella Via Clodia, dove fe la paffava in gozzoviglie co’fuoi Liberti, e con quegli Amici, che go-deano beni in quelle parti. Marco Aurelio fapea tutti quefti disordini, e quantunque fe ne rammaricaiTe non poco, pure fingeva ignorarli per non romperla col Fratello ; anzi invitato da lui alla Suddetta Villa , non ebbe difficultà d’andarvi, per infegnargli coll’efempio fuo, come fi dovea far la villeggiatura. E vi fi fermo cinque giorni, attendendo anche allora alla ijpedizion delle caufe, mentre Lucio Vero fi perdeva ne’ conviti, o era affaccendato per prepararli. Dicono di più, che quefto fregolato Imperadore pafsò ad imitare i vergognofi coftumi di Caligola, di Nerone , e di Vitellio , coll’andar di notte traveftito e incappucciato per le bettole , e ne i bordel- li , .cenando con de i mafcalzoni, attaccando delle riffe , dalle quali tornò talvolta colla faccia maltrattata da pugni, e rompendo i bicchieri delle taverne col gittar in aria delle groife monete di rame. Sopra tutto egli fpafimato dietro alle corfe de’ cavalli nei Circo , jnoftrandofi a fpada tratta parziale in que5Giuochi della Fazione Prafina , che portava la divifa verde ,• di maniera che anche mentre egli col Fratello Augufto aflìfteva a quegli Spettacoli, più volte gli furono dette delle villanie dall’ emula Fazione Veneta , veffita d’azzurro . Innamorato fpezialmente d’un fuo cavallo , appellato Volu- Fff i ere.