Anno XXI.
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rinunzìò , fenza faperfi .finora , f<? alcuno fubentrafle , o pure chi fiibentraffe Confole in luogo fuo . Niuno probabilmente, fcriven-do Dione ( a ) , che Tiberio, finito il fuo Confolato, ritornò a Roma, (a) Dio i. nè egli vi ritornò , fe non al fine dell’ Anno . In fatti venuta la Primavera dell’Anno prelènte, trovandofi eiTo Tiberio, o pure fingendo d’ effere con qualche incomodo di fanità , volle mutar aria, e le n’ andò in Campania. Chi credette ciò fatto per lafciar al Figliuolo tutto 1’ onore del Confolato * ed altri, perchè gli co-minciaiTe a rincrefcere il foggiorno di Roma , effeudogli fpecial-mente moleiìa 1’ ambizione di Livia Augulla fua Madre , che faceva di mani e di piedi per comandare anch’ ella , e per dividere il governo con lui : cofa eh’ egli non fapea fofferire. Parve perciò, che fin d’ allora egli meditaffe di volontariamente efiliarfi d'a Roma, ficcome vedremo, che fuccedette dipoi. Turbata fu anche nell’Anno prefente l’Affrica da Tacfarinate ( b ) -, laonde fi (jO Tatiius vide fpedito colà Giunio Blefo , Zio materno eli Seiano , per rego-llb'3'cap'3*' lar quegli affari. Tentò in quell’Anno Severo Cecina nel Senato di far rinovar 1’ antica difciplina de’ Romani, che non permetteva a i Governatori delle Provincie il condur feco le loro Mogli.
Ma Drufo Confole , e la maggior parte de’Senato^i furono di contrario fentimento . Pericoloio era troppo allora il lafciar le Dame Romane lungi da i Mariti, e in loro balìa : tanta era la corruttela de’collumi. Fu anche propoilo di rimediar all’abufo introdotto, e troppo crefciuto , che chiunque de’malfattori e de gli fchiavi- fuggitivi fi ricoverava alle Immagini o Statue de gl’ Impe-radori , era in falvo . Da tanti afili proveniva la moltiplicità de’ misfatti, e l’impunità de’delinquenti . Drufo cominciò a far provare ad alcuni Nobili rifugiati colà il galligo meritato da i lor delitti , e ciò con plaufo univerfale . Nella Tracia fi follevarono alcuni di que’popoli, ed imprefero anche 1’aiTedio di Filippopoli. Convenne inviar colà a reprimerli Publio Velleio , forle il me-defimo , che ci lafciò un pezzo di Storia , fcritta con leggiadria , ed iniieme con penna adulatrice. Poca fatica occorie a difììpar quella gentaglia. Nè pure andò in quell’Anno efente da ribellioni la Gallia . Giulio Floro in Treveri , Giulio Sacroviro ne gli E-dui, furorjo i primarj a commuovere la fedizione in varie Città malcontente de’ Romani, a cagion della gravezza de’ tributi, e de i debiti fatti per pagarli. Rellò in breve talmente incalzato Floro da Vifellio Varrone , e da Gaio Silio Legati, o vogliam dire Tenenti Generali de’Romani, che con darli la morte, die-Tomo /.	G	de