146 Annali d5 Italia. tributi . Una bella Orazione in Greco , dettatagli fenza fallo dal (a) Idem, Precettore , ( a ) recitò Nerone, in cui ebbero luogo tutte le fa-tbid. cap. 8. vo{e ^ inventate da i Romani, cioè la loro origine da Troia , e da Enea, fpacciato da gli adulatori per propagatore della Fami“ glia Giulia. Nulla iì potè negare ad un sì facondo Oratore , e a sì torti ragioni ; però Tiberio , dopo avere anch’egli tirata fuori una Lettera fcritta in Greco dal Senato e Popolo Romano , in cui efibivano Lega al Re Seleuco, purch’ egli concedeife ogni efen-zione al Popolo di Troia, parente de’Romani, conchiufe , che non iì dovea negar tal grazia a i Troiani ; nè vi fu chi non con-correffe nella medeiìma fentenza . Perchè i Romani, che com-poneano la Colonia della Città di Bologna in Italia, erano ri-corii all’Imperadore e al Senato per ajuto a cagion di un incendio , che avea devaftate le lor caie : parimente per loro fece da Avvocato con una Orazione Latina il giovinetto Nerone, ed ottenne in lor foccorfo la fomma di ducento cinquanta mila Scudi Romani. Anche il Popolo di Rodi fupplicava per ricuperare la Libertà , che dianzi dicemmo , tolta loro dal medeiìmo Claudio . Per loro perorò Nerone in Greco, ed impetrò tutto quanto de-iìderavano . Concedè iìmilmente Claudio per cinque Anni l’efen-zion dalie impofte a quei d’Apamea, rovinati da un tremuoto , e al Popolo di Bifanzio, che iì trovò troppo aggravato ; e per tutti i tempi avvenire 1’ accordò dipoi al Popolo di Coo . Statilio Tauro ( non fappiamo , fe Marco , o Tito ) poifedeva dei bei giar- (b) Tacitus dini. Agrippina gli amoreggiava (¿) atich’ eifa -, però da che fu Annui, hb. ritornato dall’Affrica, dove era flato Proconfole , il fece accufa- u.cap.fp. re-n senato ¿a Tarquinio Prifco , con apporgli falfamente d’ ef-feriì mifchiato in fuperftizione di Magia forfè contro la vita di Claudio. S’impazientò egli cotanto per quella trappola, che dataiì la morte colle proprie mani , prevenne la fentenza del Senato. Anno