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dati Peto Trafea , ed Elvidio Prifco , uomini infigni, de’ quali fi è parlato di fopra. Di più non occorfe, perch’ egli folfe condennato e fatto morire . Plutarco attribuifce la di lui disgrazia all’ invidia portata da Domiziano alla gloria di quell’ uomo illuilre. Sappiamo parimente , che Fannia Moglie di Elvidio Prifco in tal’ occafione fu mandata in efilio, e fpogliata di tutti i fuoi beni ; ficcome ancora Arria, vedova di Peto Trafea , e Pomponia Grattila , moglie del fuddetto Rullico. Fece anche Domiziano morire Ermogene da Tarfo , perchè in una Storia da lui fcritta fi figurò di ellere flato punto fotto certe maniere di dir figurate . 1 Copiili di quella Storia furono anch’ elfi. fatti morire in croce . Di quello paffo cammina-<a) Dìo ìn va la crudeltà di Domiziano * e Dione (a) ebbe a dire , che non fi Valeftanìl Pu° ^aPere a numero afcendeffe la ferie degli uccifi per ordi-. j -i.	perchè non voleva, che fi fcriveiTe ne gli atti del Senato
memoria alcuna delle perfone da lui tolte di vita. E con quella barbarie congiugneva egli un’ abbominevole infedeltà, perchè fervendoli di molti iniqui o per accufare altrui di lefa Maeftà , o per rapire le altrui foftanze , dopo avergli premiati con dar loro onori e Magiftrati , da lì a poco faceva ancor quelli ammazzare , acciocché fembralfe , che da eifi foli, e non da lui, folfero procedute quelle iniquità . Altrettanto facea co i Servi, e Liberti da lui fegreta-mente moffi ad accufare i Padroni, facendoli poi morire anch’ efii. Molte arti usò in oltre, per indurre alcuni ad ucciderli da sè lleiiì, acciocché fi credeffe fpontanea e non forzata la morte loro . Peg-(b') Tacitai giore ancor diNeron-e fu per un conto, ( b ) perchè affillevain per-^Qia'cap*1 ^ona a g** efami, e a i tormenti delle perfone accufate , e fi com-piaceva di udire i lor fofpirij e di mirar que’mali, che facea lor fofferire, il maggior de’ quali era il veder prefente F autore iniquo de'’ medefimi lor tormenti. Aggiugneva in oltre la diflìmulazione all’inumanità, ufando finezze e carezze a chi fra poche ore dovea
(c)	Sv.etm. per fuo comandamento perdere la vita. Lo provò fra gli altri (c) «o LcTlT Marco Anicino Clemente, già Prefetto del Pretorio fotto Vefpafia-
*	no , e poi Confole ( non fi sa in qual Anno ) che era anche fuo Parente , ed amato non poco da lui, perchè 1’aiutava nelle iniquità. Convertito 1’ amore in odio , un dì fattagli gran fella , il prefe anche feco in feggetta, e veduto colui., che era apportato per denunziarlo nel dì feguente , come reo di lefa Maeltà , diffe a Clemente : Vuoi tu, che domani afcoltiamo in giudicio quel Jorfante di Serro ? Polli in così duro torchio, fe lleiiero male i Cittadini Romani, e particolarmente i Nobili ; non ci vuol molto ad intenderlo .
Anno