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Annali d’ Italia,
dori , chiamaffe Camillo Arruntio il Collega di Dominio Enobarlo : il che parimente ii trova ne’Farti d’Idacio, e del Cufpiniano. (.i)Dioi.;8.Forfè fu fullituito a Vitellio , o Vitellio a lui. Parve bene (a) , che Tiberio voleife por fine a i proceiTi e alle condanne de gli amici di Seiano, con permettere ancora ad alcuni il lutto per la di lui morte j ma poco durò queflo barlume d’indulgenza, ed egli più che mai continuò la perfecuzione , trovando allora altre accufe ancora d’incetti e di parricidj, per levar la vita a chi non godea di fua grazia . Crebbe perciò cotanto 1’ univerfal odio contra di lui, che il poter divorare le di lui carni, farebbe fembrato un guitofo cibo ad ognuno. Fece anche il timore di lui crefcere 1’ adulazion nel Senato . Goltume era in addietro, che nelle Calen-de di Gennaio un folo leggeffe gli ordini di Tiberio con giurar d’ ofTervarli : al che gli altri acconfentivano. Fu creduto maggior offequio e finezza, benché niuno ne faceffe illanza, che cadauno preilalfe efpreffamente quel giuramento. In oltre per far cono-icere a Tiberio, quanto cara lor foffe la vita di lui, decretarono, ch’egli fceglieffe chi de’Senatori foife a lui in grado, e che venti d’ eli! colle fpade ferviffero a lui di guardia , quando egli entrava nel Senato. Trovò Tiberio affai ridicolo un tal decreto ; e quantunque ne rendeffe loro grazie, pure non l’approvò, perche non elfendogli ignoto d’ eflere in odio al Senato , non era sì pazzo da voler permettere intorno alla fua perfona di'si fatte guardie armate . E da lì innanzi molto più attefe a conciliari! l’amore de’ foldati Pretoriani, per valerfene occorrendo contro il Senato. Avea propolto Giunio Gallione , che effo Senato accordaffe un privilegio a quei, che avellerò compiuto il termine della lor milizia. Tiberio, perché non gli piacea, che le genti militari fof-fero obbligate, le non a lui folo , mandò in elilio Io fteiTo Gallione fuori d Italia, e pofeia il richiamò per metterlo a penare fotto la guardia de’Magilhati, da che intefe aver egli meditato di*paf-lare a Lesbo, dove farebbe troppo deliziofamente vivuto. Rac-(l.) Tacitus contano Tacito (/>) e Dione, che in quell’Anno furono proceffati cÌTf'^'6' altri Nobili per ì’ amicizia di Seiano -, e fra gli altri fu punito La-dÌo ibidem, tinio Lazi are , che, ficcome abbiam veduto difopra, coll’ufare un tradimento a Tizio Sabino, fu cagion di fua morte . Fra oli acculati nondimeno miracolofamente la lcappò netta Marco Terenzio. Il luo reato coniìlleva nel lolo elTere llato amico di Seiano. Lo confefsò egli francamente, e con egual coraggio difefe il fatto, mcflrando, eh’ egli così operando avea onorato Tiberio
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