37* Annali d' Italia: nuò ad effer tale , divenuto Augufto, con ritenere lo fteflb abbor-rimento al fallo, e alla matta iuperbia, e con iftudiare tanto fupe-riore , come era , di farli eguale a gli altri nobili Cittadini : il che in vece di Sminuire accrefceva ne gli altri la {lima e 1’ amore della maeffà Imperiale. Si faceva egli Servire da’ fuoi Schiavi, come uSavano anche i privati ; andava alle caSe de gli amici ; familiarmente paifeggiava con loro, come fe non foffe Imperadore -, e voleva, che cadauno di effi godefle la fua libertà, fenza formalizzarli , fe invitati non venivano alla cena , fe andando egli in viaggio, non l’accompagnavano. Coitantiilimo fu il Suo rilpetto ver-fo il Senato , e trattava co i Senatori in quella fteffa guifa, e colla medefima bontà, ch’egli allorché era Senatore , deliderava d’ef-Sere trattato da gl’ Imperadori. Ritenne Sempre il collume di render conto di tutto quel, che faceva , al Senato , ed anche al Popo- lo , allorché avea da pubblicar de gli Editti. E qualor voleva il Confolato , o qualch’ altra carica per sé , o per gli Figliuoli, la domandava al Senato al pari de gli altri particolari. Scrive lo fteffo Marco Aurelio Suo Figliuolo adottivo , d’aver fra 1’ altre avuta a lui F obbligazione d’eiìerli fpogliato della vanità , appunto dappoiché fu adottato e alzato da lui ; perchè Antonino gli andava iniì-nuando , che li potea vivere anche in Corte quali come perfona privata : colà appunto praticata da lui, con altre Virtù , commemorate da Marco Aurelio . Grave nell’afpetto nel medeiimo tempo era cortefe, gioviale , e dolce verfo tutti, infin verfo i cattivi, a i quali levava il poter più nuocere , ma fenza punirli quali mai col rigor delle Leggi. Quanto egli foffe manfueto , tollerante delle ingiurie, e nemico del vendicarli, già s’è accennato di fopra. Serviranno nondimeno alcuni avvenimenti a maggiormente comprovarlo . In colica) MhR'f. cetto di uno de’ più famoii Sofìiti Greci ( a ) fu in quelli tempi Poh-in Sophiftii. mone ' La più bella cala , che foffe nella Città di Smirne era la fua. S’era abbattuto a paffar di là Antonino , mentre efercitava la carica di Proconfole dell’ Alia, e v’andò ad alloggiare . Polemone, che iì trovava fuor di Città, venuto una notte, ed offervando in fua cafa tanta forefteria , entratavi fenza licenza fua , ne fece tal rumore e tanti lamenti, che il buon Antonino di mezza notte ffimò meglio d’ ufcirne e di cercaria un altro albergo . Creato eh’ egli fu poi Imperadore , Polemone venne a Roma, ed ebbe tanto animo d’ andargli a fare riverenza. Antonino 1’accolfe colla folita fua cor-teSia, Senza che gli turbafTe F animo la memoria del paffato j e Sola-