Anno CCIII. 5 r7 ti ; nè v* era Provincia o Città, dov’ egli foffe capitato, che non re-ftaffe fpogliata del meglio da coftui, lènza perdonarla nè pure a i Templi, contandoli fra l’altre fue ruberie , eh’ egli portò via i cavalli del Sole dalle Ifole del Mar Rotto. Credevafi in una parola , eh’ egli poffedeffe più roba , che lo fletto Imperadore e i fuoi Figliuoli . Dell’ orgoglio fuo non occorrerebbe dire. Quando ufeiva per Città, andavano innanzi i fuoi col battone alla mano a far ritirare ognun dalla ftrada , ordinando, che tutti teneffero gli occhi baili, nè il riguardaflèro , come li fa alle Sultane in Levante . Perciò egli era più temuto , che lo fteffo Imperadore; e i Soldati e i Senatori non giuravano che per la di lui fortuna . Pubbliche preghiere fi fa-ceano per la di lui confervazione ; e più ftatue a lui furono alzate in tutte le Provincie, che allo tteflo Severo , e fino in Roma, ed anche coll’ autorità del Senato. Severo o non fapeva tutto o fof-feriva tutto ; tanto era il predominio , che coftui avea prefo fopra di lui. GiA'abbiam detto, che Severo fece fpofarPlautilla , Figliuola d’ etto Plauziano, a Caracalla Àugutto fuo figlio ; e per maggiormente onorar quetto fuo favorito, il creò Confole nell’Anno pre-fente con far due novità. L’ una fu, che avendolo dianzi dichiarato Confole onorario , con folamente conferire a lui gli ornamenti Confolari, quantunque non fotte flato veramente Confole, pur volle , che veniflè chiamato Confole per la feconda, volta. L’ altra fu, che il grado di Prefetto del Pretorio non fi concedeva allora, fe non a-Cavalieri, cioè a quei dell’ Ordine Equettre ; il Confitta- lo folamente a chi era Senatore . Volle Severo , che Plauziano nel- lo tteflo tempo procedeflè Confole , e riteneffe anche il pofto di Prefetto del Pretorio . Due erano allora i Prefetti d’ eflò Pretorio ( a ) , ( a ) Dio ì» cioè F uno etto Plagiano , e l’altro Emilio Saturnino. Plauziano , yXfpUs a cui non piaceva d’aver compagni in quella importante carica, fece ammazzar 1’ altro . Cotanto li teneva egli ficuro del fuo potere , e padrone dell’ Imperadore , che niun rifpetto inoltrava per Giulia Aumfla, anzi la maltrattava, e ne diceva male tuttodì al- lo tteflo imperadore , con aver anche tormentate delle Nobili Donne , per ricavar da loro qualche trascorfo della medefima : di maniera che Giulia , abbandonati tutti i divertimenti, cominciò allora a ftudiar la Filofofia Morale , e a converfar folamente con perfone dotte . Ci vien anche dipinto coftui da Dione per uomo di sfrenata libidine, col non voler nello ftefl’o tempo, che fua Moglie converfaffe con alcuno , e nè pur foffe vifitata dall’ Impe- rado-