Anno CCXIX. 565 di l’oneftà e l’onore . Volle appunto Elagabalo nella fua prima com-parfa in Senato, che i Senatori pregaiTero la medeiìma fua Madre di ledere preifo i Confoli, e di dire il fuo parere a guifa degli altri Senatori: novità non più vedutane’ tempi addietro , e che non il praticò fe non fotto quefto capricciofo giovane Augufto . Coftituì anche un Senato di Donne nel Monte Quirinale , capo di cui era la ftelfaSoemia, acciocché quivi fi trattalfero e decidelfero gl’impor-tantiifimi affari della Repubblica feminina . Quivi poi furono fatti de i Senatufconfulti ridicolofi intorno alle precedenze e mode Don-? nefche ; e fu decifo qual foggia di vefti s’ aveife a portare ; quale delle Dame precedere ; quale baciar V altra ; ed a chi competeife carrozza colle mule e a chi co i buoi. Ad alcune era conceduto l’andare a cavallo , ad altre folamente il cavalcare afmelli, e ad altre il fariì portare in feggetta . Fra quelle feggette ancora fu decretato , chi la poteife avere interfiata d’ avorio, e chi d’argento, e chi coperta di pelle ; e fi determinò , a chi folle lecito il portar oro e gemme nelle fcarpette. Quanto allo Hello Elagabalo, («)i fuoi (z) dìo 1.7* gran penfieri cominciarono ad impiegarli tutti, per introdurre ed 'odiami ampliare il culto del fuo Dio in Roma . Fece venir da Emefa quel i^'Jpr’d pezzo di pietra a guifa di cono , in cui fi facea credere a i Popoli ibidem. infenfati, che fi adorava il Dio Sole ; e fabbricò per quefto un fim-tuoliiìimo Tempio. Noi il troviamo nelle Medaglie (¿) intitolato ^)Go!tziui Sacerdote del Dio Sole Elagabalo. S’ era egli melTo in capo di ridur- Numi/m. re tutta la Religione, cioè tutte le fuperftizioni de’ Gentili Roma, barbai ni al culto di quefto folo favorito fuo Nume. Pretendeva in oltre, mìfm. imp. come lafciò fcritto Lampridio Pagano, di tirare ad onorar quefto Dio anche la Religion de’ Giudei e de’ Samaritani, e infin la Di-vofion de’ Ciifliani: dal che certo erano ben lontani i nemici dell’ Idolatria, e malTimamente gli adoratori di Gesù Crifto. Penfava ancora di trafportare in quel Tempio , e fors’ anche trasportò , tutto quello , che di più facro e raro fi trovava ne gli altri Templi, come il Fuoco diVella, la Statua di Cibele , lo Scudo di Marte, il Palladio , e limili altre fuperftiziofe memorie della divozion de’ Genti- li . Se quelle novità e violenze difpiaceftero a i Romani , amanti degli antichi falfi loro Dii, e delle inveterate loro fuperftizioni, fa’ cilmente ognuno fel può figurare. E un gran dire dovea elfere in Roma , al mirare tolta la mano al fuo Giove altitonante da quella foreitiera Divinità. Abbiamo ancora da Erodiano , eh’ Elagabalo intorno a quel fuo Tempio fece ergere molti Altari, ne’ quali ogni dì làgrificava una gran copia di buoi e di pecore, e fi lpandevano infi~-