Il quietismo. 326 Miro indifferenti, e così pure le azioni esteriori, venne tratta in breve, e furono così spalancate le porte alla peggiore immoralità. Frattanto si erano formate già unioni per l’esercizio della nuova incesi, e ben presto si vide, che la cosa non era poi così innocente tome sembrava. Nell'Italia settentrionale dovettero essere sciolti nel 1657 su comando dell’inquisizione romana ecrti oratori di Santa Pelagia, in cui laici facevano da predicatori e sostenevano nelle loro esposizioni la dottrina, che la preghiera interna era la chiave per la salute, ch’essa sostituiva sacramenti ed opere di penitenza. Sui beni del conte Searampi nei vescovati «li Albi e di Savona i vescovi nel 1671 e 1675 si videro costretti a procedere contro associazioni quietistiche. Nel 1675 venne terminato il professo contro un prete Lombardi delle Marche, morto nel frattempo, il quale aveva insegnato, che opere di penitenza esteriori, come la preghiera orale, sono inutili; la legge suprema essere l’obbedienza cieca verso il direttore spirituale. Cose ancora peggiori vennero alla luce nei processi contro Suor Giulia a Napoli nel 1611, contro i preti Ri caso li e Fantoni a Firenze nel 1611, contro l’av* venturiero Francesco Borri a Roma nel 1661. Fantasticherie sul regno del millennio e superstizioni alchimistiche si confondevano in essi con grossolani traviamenti morali.1 Sebbene l’inquisizione procedesse sovente contro le alienazioni peggiori, tuttavia non si ebbe per ora unii condanna del quietismo come tale. Al contrario, il 20 aprile 1676 il vescovo di Savona fu informato, che l’inquisizione non condannava la preghiera di quiete, ma solo le asserzioni di coloro, ehe non davano valore alla preghiera orale e ad altri esercizi spirituali, oppure promettevano all’esercizio di quella nuova forma di preghiera la sicurezza della salute eterna.* Il quietismo, anzi, doveva transitoriamente salire in alto onore nella sode stessa del papato, allorché l’abile Michele Molinos si rivolse alla diffusione colà di idee quietistiche. Il Molinos ersi spaglinolo, nato a sud di Saragozza nella cittadina di Muniesa, battezzato secondo i registri parrocchiali ancora esistenti il 29 giugno 1628, a diciotto armi chierico a Valenza.* Sono anche di origine spagnuola le idee propugnate da lui; come sue autorità ricompaiono sempre Falconi e lo strano aseeta messicano Gregorio Lopez; già in patria sembra ch’egli abbia attinto l’impulso alle sue dottrine posteriori dalle riunioni di una associa- 1 Cfr. 1’. (tt/KRRlM. I l’rtagiami di IjombanUn in Im SrtuAa Coti. 1922. 267-2S6. 359-381; A. H*TT!;, 3fi3 J8H; DCDOX. Mai» 4ó -4M. Su Fr. Borri rir. Pari«* I di qunlo rol. p. 402. n. 8 e 680. * Vedi Dcbox 47. * Vedi I)i‘1»on 3 la cui monografia e*aariente. haaata *u ricerche arrhi-triatiohe, ha rv*o antiquate tutte le opere precedenti atti Molino».