492 Innocenzo XII. 1691-1700. Capitolo IV. suppose che egli avesse l’intenzione di provocare un conflitto.' Se n’ebbe una conferma, quando l’imperioso conte esigette per la processione del Corpus Domini la precedenza innanzi al governatore di Roma. Per evitare conflitti Innocenzo XII ordinò al governatore di astenersi dalla processione. Di ciò non ancora contento, Martinitz pretese che anche i gentiluomini dei cardinali diaconi gli lasciassero il posto d’onore e con ciò fece arrestare tutta la processione per lungo tempo, cosicché lo stesso vecchio papa, che portava il Santissimo, dovette rimanere esposto al tempo ventoso. Il penoso incidente destò grande impressione e per evitare tali scontri, i cardinali non parteciparono alla processione nazionale deH’Anima. Quando ne giunse la notizia a Vienna, l’imperatore Leopoldo disapprovò bensì il primo intervento del suo ambasciatore, ma dichiarò che l’astensione dei cardinali dalla processione dell’Anima equivaleva ad un « disprezzo della sua persona e di tutta la nazione tedesca ». Appena dopo lunghe trattative riuscì all’abilità del nunzio viennese di calmare l’agitato monarca addu-eendo che i cardinali avevano pensato di salvaguardar meglio il rispetto a sua maestà con l’evitare ogni pretesto a nuovi conflitti.* Con ciò il conflitto sembrava composto. Grande fu perciò 10 stupore quando nella primavera seguente Martinitz venne fuori con la pretesa che i cardinali dovessero partecipare all’annuale processione. Il papa doveva naturalmente respingere tale richiesta; accolse però la proposta «li far tenere una processione rogatoria per la guerra contro i turchi, alla quale l'ambasciatore avrebbe invitato i cardinali. Per la processione del Corpus Domini egli abolì qualunque particolare accompagnamento dei cardinali e degli ambasciatori, fatta eccezione ilei seguito più indispensabile.* 11 conte Martinitz corrispose allo spirito conciliativo del papa, a modo suo. L’U giugno 1697 egli fece affiggere nel suo palazzo due editti imperiali, i quali dicevano che ognuno il quale possedesse in Italia un fendo dell’imperatore, dovesse presentare entro tre mesi, sotto pena della devoluzione, i relativi documenti. Innocenzo XII vide in ciò un attentato alla sua sovranità e dichiarò gli editti per lo stato della chiesa nulli e irriti.4 Di fronte alle energiche rimostranze del papa * e del nunzio, Leopoldo I compreso di essere 1 II papa pa*>» «opra a eii» nel suo * Breve a Leopoldo I del 21 gennaio 1696 auli'udienxa di Mattiniti. E piti. Archivio «egreto ponti* f i c i o . * t'ir, l’eepoaisione documentata presso Scuvidlin. .4NIma 546 w., * Ivi 549 «a. * Cfr. I Ha rio, ed. Caitnuxo XI 108 f.; Lettera di Noria negli Slmdi e doctim. XI 330. * Cfr. • Breve a I.eopoldo I del 17 giugno 1697 (Spisi, loc. eit.) nel quale è detto: « Otnuem explìcaliooein «upergreditur iniuria, quam nuper tuui orator