Usurpazioni «logli inviati stranieri a Roma. 251 •> Mentre Luigi XIV' sperava vanamente ottenere concessioni «ini papi» nella questione dello regalie perseguitando i protestanti, »or*« un nuovo punto di controversia, che doveva portare alle misure di violenza più grossolane contro la Santa Sedo. CoU'andar tiri tempo gl’inviati dei sovrani stranieri a Moina si erano permesse grandi usurpazioni. Kssi non si contentarono dell'immunitii per la loro persona e per i locali d'ambasciata, ma carparono quasi in gai* di estendere sempre di più le loro libertà (« franchigie », «fr.tnchises »), e l’ambito, in cui valeva l'immunità, il « quartiere *, fonie si diceva. Essi pretesero come un diritto, che il governo pontili’ io non compiesse nessun attod'uttlcio nei quartieri e che la po-Ibi» pontificia (gli « sbirri ») non vi si facessero vedere addirittura; b uiiirisdizione doveva spettare colà soltanto agli inviati. L’esten-«one sempre maggiore di simili pretese eh!** per conseguenza, che i malfattori ormai corcarono in quelle contrade un rifugio e che i «{'lanieri divennero il nascondiglio della canaglia romana timo-N«a della luce. Colà questa gente viveva sotto la protezione del-•’inviato, che si faceva sborsare in cambio « mime considerevoli. Inoltre i rappresentanti dei governi esteri pretesero ancora altri diritti. Col loro permesso, i loro fornitori alzarono sulle proprio r-»se l'arma della nazione rispettiva, in conseguenza di che esse *d i loro abitatori dovevano ugualmente partecipare alla libertà di «juartiere. (M'inviati conferirono il diritto di portare la loro l! '«sma anche ad altre persone, le quali pur» godettero quindi, f»ntro la relativa ricompensa, la libertà di quartiere. Hi aggiunse »»M'ora un abuso ulteriore: dietro pagamento si rilascia vano cwrtifl-e»ti, che il loro detentore apparteneva al seguito deU'ambascia-t‘»re; con ciò questi era sottratto alla giurisdizione romana ordinaria. Poiché inoltre gl'inviati godevano l'immunità doganale, «**i mettevansi d'accordo con case di commercio, per far arri vare k loro mercanzie a Koma sansa dazio sotto il nome dell'inviato rispettivo. Il profitto «li questi maneggi veniva diviso tra l’inviato e il commerciante.' Pinchi* a K»ma regnava un simile stato di cose, riposante miramente sull'usurpaxione. era impossibile per i papi ristabilire l'ordine e la disciplina nella loro residenza. Inoltre questi abusi portavano spesso a conflitti tra il governo pontificio e gl'inviati. 1 (Ir. Cnili/inUMW 4M» Ub 3 H. Ctn«. .1 MS. itoJaxi S*U* 4-kùt XXII II*»») !>*«• «Nm, tmU «ari» * OmL r*. ITO*. pf> 177. 1*1. J»1