374 Innocenzo XI. 1676-1689. Capitolo VII. unicamente per mostrare a tutto il mondo il suo amore per la pace; nell'intimo sarebbe stato convinto, che, a cagione dei torbidi imminenti in Inghilterra, di tutto l’affare non si farebbe nulla.1 Questa interpretazione ha per base l’ipotesi, che, se non Inno cenzo XI personalmente, certo almeno i suoi consiglieri avessero allora già avuto notizia delle intenzioni dell’Orange e fossero iniziati al segreto di lui.* Come prove documentarie furono tenute per molto tempo due lettere del cardinale D’Estrées al Louvois ed a Luigi XIV del 18 dicembre 1087 e 29 giugno 1688,* a cui anche storici importanti prestarono fede, sebbene in esse si facen.se riferimento a fatti accaduti solo molto più tardi. Ricerche più recenti hanno dimostrato fino all’evidenza, che ambedue le relazioni, per motivi esterni ed interni, sono falsificazioni grossolane.* * Coni il BrosCII, K irrlienxltuil I 444 s. * Questa opinione, ito»tenuta con la pii grande sicurezza particolarmente dal Kankk (/’«/»«ir III IIK è rimanti» a lungo la dominante ed è stata «onte nuta per ultimo dal BltOSCU {Kirckenstaat I 444 «. ed Engl. Grsch. VII 524. 557 *.). * Pubblicate per primo dal Dalbyhfle, Memoirs of Greti! ¡tritai» and Irritimi, Londra 1771 (App. al voi. 1), 2, 239»., riprodotte dal GkimoaRI> in iEurre« de Loui» .V/l' voi. VI, Parigi 180«, 497 ss. * La dimostrazione fu fatta, indipendentemente e contemporaneamente, dal Kt.orr (SI un ri IV 497 »».) e dal G£rIH (nella fier. des quest. Misi. XX [187*1) 427 «*.). Si comprende difficilmente come il Kanko potesse prestar fede a «imiti falsificazioni patenti, così da costruirvi sopra questa enorme conseguenza: «Intreccio sorprendente! Krano destinati ad incontrarsi alla Corte romana i (ili di un'intesa, che ebbe lo scopo e il risultato di salvare nell'Europa occidentale il protestantesimo dall'ultimo grande pericolo che lo minacciava, di assicurare per sempre il trono inglese a questa confessione » [Pà/tste III 117). Ancora nel 1892 il B ROSCIl (Engl. Gesch. VII 558) ha ammirato la « verità profonda » contenuta in questa sentenza del Kanke e l'ha fatta sua. sebbene gii» dal 187« fosse stata data la prova a luce solare, che le due lettere erano una falsificazione. Al contrario I'Immk'II giudica: « L'appoggio deil'Orange da parte della l'uria non è che una leggenda messa in giro dai Francesi. Innocenzo non ha. nè conosciuto preventivamente, nè favorito l'impresa di lui • (p. 1116). Recentemente Gustav ROLOFF ( Iter /’«i/wrf in der IrUten grossen Krisis des ¡‘ratestantismu*: l'renss. .talirimetter CLVI (1914 ) 269 284) ha attribuito una grande parte a Innocenzo XI nella preparazione dell'impresa deil'Orange. che portò alla caduta di Giacomo II, perchè, riattaccandosi a una indicazione del Pufeudorf, A risalito alle fonti di lui. Si tratterebbe di una espressione avversa del papa sulla politica religiosa di Giacomo IL che avrebbe indotto l'imperatore esitante a rinnovare l’alleanza cogli Stati generali. Che Inno-eemo XI. secondo tutta la sua concezione della politica religiosa di Giacomo IL si sia espresso su di essa in senso contrario, non del resto in pubblico, ma, come il Koloff ammette, solo cogli intimi. - è del tutto credibile; e cosi pure è verosimile, che un tale giudizio abbia influito sulla decisione dell'imperatore. Se. però, il Koloff tira adesso la conclusione ulteriore, che Innocenzo XI col suo giudizio abbia mirato a favorire l'impresa deil'Orange, perché «considerava l'acquisto dell"Inghiltem» non equivalente alla perdita della obbedienza francese, e la caduta di (¡incorno come un trionfo sulle aspirazioni ecclesiastiche di Luigi, e cioè sulle tendenze gallicane ed ecclesiastico nazio-