31 roso destino subito (1), ma sopravviveva a consumare la sua lenta agonia, analoga a quella delle città consorelle, da Concordia ad Aitino, un tempo floride e potenti come essa. La leggenda veneziana fa partire i profughi sopratutto da Aitino (2), segue il loro faticoso viaggio traverso l’isola di Torcello, illustra la loro espansione nelle altre contermini e l’occupazione di lidi, e precisa le tappe di cammino lungo questi, in direzione di Grado (3). Le correnti iniziali di migrazione sono due : 1’ una dall’ agro altinate in tutta la laguna centrale, sospinta prima verso oriente poi verso nord ; l’altra dal territorio aquileiese e friulano, la quale, discendendo lungo i lidi gradensi venne poi a contatto con la prima. Gli organi essenziali della vita sociale, quelli religiosi, nonché quelli amministrativi e politici, non seguirono, e tanto meno precedettero, i profughi nel loro pellegrinaggio. La leggenda, che non può concepire l’attività di costoro, abbandonata a sé, non sorretta da adeguati organi, contamina le vicende del tempo attilano con quelle posteriori del governo ducale, già insediato a Malamocco, con Obe-lerio e Beato (4). Al tempo di Attila, e per lungo periodo ancora, la fisionomia politica della terraferma non mutò aspetto : la vita civile e amministrativa continuò a pulsare di un ritmo progressivamente più debole e confuso, sonnolenta ed agonica, con tutti i sintomi di vetusta stanchezza, ma sempre stabile nei centri della dimora tradizionale. 4. — Passarono gli anni e le vicende precipitarono; e tuttavia non s’avvertirono segni tangibili di insolite ed eccezionali novità, anche se il popolamento lagunare si faceva più assiduo. Il lento fatale spegnersi di un governo imperiale, ridotto a fantasma, non lasciava posto a improvvise trasformazioni. Gli artefici delle rivolte non cancellarono il grande ideale romano, ma s’aggrapparono ai suoi superstiti residui per giustificare agli occhi dei sudditi il gesto compiuto e ricondurlo nel quadro della legalità. Odoacre e Teodo- (1) Jordanes, De rebus geticis, XLII, 221, ed. cit., p. 154 sg. (2) Origo cit., p. 30 sgg., 52 sgg. (3) Origo cit., p. 41 sgg., 70 sgg., 161 sgg. (4) Origo cit., p. 31 sgg., 37, 57, 69.