442 Innocenzo XII. 1(591-1700. Capitolo III. ment« e tornò in Francia.1 In sua voce Forbin nel concistoro del 26 ottobre 1693 propose la nomina degli altri vescovati francesi ancora vacanti, ai cui candidati il papa diede poi la conferma. Per onorare la Francia Innocenzo XII fece personalmente la proposta per la sede primaziale di Lionne e per il vescovato di Condoni, al quale il re aveva nominato l’uditore di rota D’Hervault che aveva bene meritato per il raggiunto componimento. A questi due prelati venne rimessa per intero la tassa «la pagarsi. La stessa grazia venne concessa a Huet, educatore del Delfino. Anche per sili altri, con riguardo alla carestia della Francia causata dalla guerra, vennero applicate per quanto fu possibile delle tasse ridotte.* Così finalmente era stato chiarito il punto principale del lungo conditto con la Francia. 11 successo della Santa Sede non era certo completo, perché l’estensione del diritto di regalia rimase in vigore5 e Luigi XIV non revocò la dichiarazione del 1682 ma solo il decreto esecutivo che imponeva ai vescovi ed ai successori l’obbligo generale dei quattro articoli e faceva di questi oggetto obbligatorio d’insegnamento. Non seguì alcuna proibizione d’insegnare di qui innanzi i quattro articoli gallicani; ma piuttosto l’arcivescovo di Parigi annunziò in nome del re ai professori della Sorbona che essi erano liberi di farlo o di tralasciarlo; che però il decano della facoltà di qui innanzi non si rifiuterà di approvare le tesi dei licenziati nelle quali non si trovassero gli articoli del 1682.4 Non si può negare che singole espressioni nella lettera dei vescovi al Papa erano equivoche, dal che si è voluto dedurre che non venne fatta alcuna ritrattazione.® Innocenzo XII considero 1 Vedi ivi. Cfr. i * Brevi ai nove reacori del 12 ottobre 1693. Archivio segreto pontificio, loe. cit. Ivi il • Breve del 13 ottobre 1693 che esprime la gioia del papa circa l'ordine citato nella lettera reale del 14 settembre 1693, che cioè le disposizioni dell'editto del 22 manto I6S2 « non servati deheant ». * DfBRt'Kt., loc. cit. 45. Cfr. Bermxo, Krttir IV 739». * Pmi.tJW 440. 443 s. * Klopp VI 227 ss. Si ritornò dunque, giudica il Philippson (loc. cit. 330) allo stato di cose di prima del 16S2. * Phillips 430. Di fronte a ciò uno storico moderno non meno ostile al papato del Phillips, scrive: « Gli amici del gallicanismo »i richiamano all'ultima delle proposizioni citate. I vescovi dicono qui non essere »tata loro intenzione di prendere una nuova deliberazione nò di recar danno alle Chiese della Francia meridiouale; secondo ciò - cosi si argomenta - non si è preso nè una decisione nè *i è fatto alcun che di dannoso a quelle Chiese, dunque i vescovi non hanno nulla da ritrattare. Invece ciò non si può affatto dedurre da quelle panile, specialmente se si tiene conto del contosto. Qual senso avrebbero altrimenti le proposizioni antecedenti nelle quali viene espresso il violento dolore, cioè in fondo il pentimento dei vescovi (>er tutto ciò che delle decisioni dell'assemblea dispiacque ai Papi f Selle quali vieu dichiarato invalido tutto quell» che di nuovo vi |Mti«M> essere stato deciso f !*e non fosse stato deciso nulla, non ci sarebbe bisogno di questo lungo passo. È certo che il tenore