La successione spagnuola. 505 approvata «lai papa, poiché essa scongiurava il pericolo ili una divisione della monarchia, come anche la terribile gelosia fra la Francia e l’Austria. Ma ecco che unii morte improvvisa portò via il principe elettore il 6 febbraio 1699. Con ciò tutta la questione della successione al trono spaglinolo divenne ardente e quindi la triste notizia causò a Roma dolore e preoccupazione.1 In Spagna tutti erano come prima d’accordo che nell’interesse nazionale e religioso bisognasse evitare una divisione della monarchia, quale desideravano specialmente l’Inghilterra e l'olanda; ma circa i candidati le opinioni differivano assai: il re come Absbur-ghese era per un arciduca austriaco, i Grandi invece e i ministri, specialmente l’influente carilinal primate Portoearrero, preferivano un principe francese. Come in Roma, cosi anche in Ispagna il governo viennese, in parte per colpa dei suoi ambasciatori, aveva perduto preziose simpatie. In Madrid si compì un’evoluzione in favore del re Sole. In circoli sempre più vasti si formò la convinzione che non la rilassata corte imperiale, ma il potente re francese soltanto fosse in grado di proteggere la monarchia spaguuola dalla spartizione. Sulla base di questa convinzione il consiglio di Stato suggerì di proclamare erede di tutto l’impero spagnuolo il secondo tìglio del Delfino, il duca Filippo di Angiò. Per suggerimento ili Portoearrero Carlo II in questo difficile problema chiese consiglio al papa, il qualo era direttamente interessato iu tutta la faccenda, non soltanto per riguardo al bene religiosi», ma anche j»erchè gli spettava la suprema signoria feudale sul regni» di Napoli e Sicilia. Il 3 luglio 1700 l’ambasciatore spagnuolo, duca di Uzeda, consegnò un autografo del suo re con la preghiera relativa. Il papa costituì subito coi cardinali Albani, Spada e Spinola una speciale congregazione per studiare attentamente la difficile questione. Il parere dei tre cardinali venne approvato da Innocenzo XII e messo a ba*e della risposta che venne dettata dal cardinale Albani, amico della Francia, e subito con corriere trasmessa a Madrid.* Gli originali della domanda di Carlo Ile della risposta di Innocenzo XII non si sono finora trovati, né a Itoma nè a Madrid;’ essi sono stati verosimilmente distrutti. Il testo delle due lettere,* pubblicato più tardi da parte francese, è stato nuovamente dichia- 1 Vedi Gallami neU Z/iX. Jabrburb III 222 m. Cfr. Rieilek VII 42» m. 446. La notili» arrivò a Roma il 25 febbraio 1690; ve«li Diario, ed. CaH^ELLo XIV 182. Il • Breve di condoglianxa » Mawmmiliano Kmanuele del 21 marxo 1699 nelle Kpirl., Archivio «egreto pontificio. * Ottimi I 39»; Polwoiu, Vita Cirmmli* XI p. 40. * Vedi (tallasd neil'/fwl. Jabtbneb III 226. 4 Dapprima nel 1875 da IIimAl'. Arinrmrnl 4rt Bourbon* II 227 e 233, poi in Legrelle III 631 **.; cfr. 375.