Innocenzo X i e A. Amauld. »11 non cni altro, che la (lifo.sa «lolla santità «lei costumi cristiani contro l'indulgenza vergognosa dei gesuiti, e dolla dottrina sulla grazia di sant’Agostino o piuttosto dolla Chiesa stessa. Non facova meraviglia, elio i gesuiti, nonostante la paco clementina, avessero tratto a sè il re, perché egli ora abituato ad ossi dalla gioventù, chi non si accordasso con loro nella dottrina dolla grazi» o in quella morale, si chiamava giansenista, ('osi si era venuti al punto, che presto in Francia non vi sarebbe più, se non un'apparenza di religione. Chi parla sei-ondo il Vangelo, viene chiamato giansenista; il fatto di seguire seriamente o rigiilamonto 1» legge di Cristo, non trova tolleranza. Lo mostra I» sorte del convento di Port-Koval, cui è proibito di accogliere più novizie. Voglia il papa dir la parola, che ristabilisca la pa«-o, dichiarando non essere giansenista chiunque accetti lo Cinque proposizioni. Il segretario Favoriti ringraziò por la lettera con «*spro*si«»ni cortesi;1 m» nuli» accadde u favore di Port— Royal, sehlieno anche l’abbadessa si rivolgesse reclamando »1 pontefice.* L'ArnauId in seguito non fu s«Mldisf»tto «FInnocenzo XI. All» morte del papa riconobbe lo buone intenzioni di lui,* come puro la sua condotta modello vorso 1» propria famigli» o«l i suoi sforzi contro i Turchi; ma in altro cose gli era mancato lume. Tuttavia nei primi anni d’Innocenzo XI, i giansenisti riposero speranze in hii. Le espressioni favorevoli ad «*ssi nelle lettera menzionato di-vennero, com’era naturale, rapidamente noto. Da un» frase nell» lotterà «lei Cibo imI Antonio ArnauM * si d«*luss«i addirittura. « he il pap» lo voleva f»r cardinale.* Una lettera «li quel tempo •»menta con forti esprassioni le consoguenzo della benevolenza papale. Se in Roma, vi si dico, si fowo saputo, corno stanno lo ‘‘ose, si sarchi** certo pieni di afflizione; quelle lettoro «nino già * In «lata » aprile ISSO, ir» 87 ». La rUpoKta comincia; . Perreu* piane »il ini tenere lacrima* poMit, intnen* e* una parte eximiam eliMjurntiam. erodi, '•“iwm, pK-tatetn t'iam de eatbnliea retiicione tam ptaeelare merita*, e* altera vero rui*eruDi, in quo reruru, fortunae «talam et conAatam malevolontm 'alutnnit* tempe*tatem .... eum maxime decerci te in d«»me*tir»i olio hottoribit* *»piKn»que flnrentem ritoe per un Dimani rirtutrm actae et diuturni fiorii»«« labori« (rurtum uherrimutn rapet«- . .. Sed baerei batr pontificio cordi infila c|w*. in omnem intenta oeeiwdonen» eliminami! errore», et pari« Kccl««iae «eddendae. Xon tamen pmptrrra «ilebit interim ttn «upremi l’»tori«, tridenti« lupo* in orile irruente* *. ^«tll'amieUia del Favoriti per i (pan*»nnti cfr. /.Vr. *hu!. ri dr hllrr. rriig. XII (1907) »41 HHHWK IV 43«; Ls COIVI, Isrilrr*. «I. Isooui 144. * In «lata 25 maggio e 22 dicembre 1079 e SS febbraio IMO. in A*-'AULO, (Kmrrrr II 88. * In «lata !• «ettemSnr 14**. itri III 23*. * « Paterna* cantali« ... ubere» riftiAnlM«»» pranvtabunt opportuni-tale« «mandi 1* ». Iri I 772- * Amairrta tari« f»h/. Il «erie. Roma Parici 1872. 284.