INA Innornuo XI. IH7Ö-10H9. Capitolo IV. dello risalir fosse stata sott rutta al poter« civile; e non v\*m nessuna upennta, che » giuristi rinunciassero miai alla loro te»i della ricali» quale diritto «Iella Corona. Inoltre ai vescovi la litten» disposizione delle cariche ecclesiastiche era talmente o-ta-co lata da Ogni genere di diritti di patronato, eh'essi per l’introduzione de) diritto di regalia non perdevano che la disposizione di pochissime prebende. Bensì, l’ordinanza reale non poteva « he esser chiamata un'ingiustizia, e il papa quindi, quale difensore dei canoni ecclesiastici, ebbe ragione di combatterla. Ma i veswvi francesi vi si rassegnarono come al male minore.1 Cosi avvenne, che per un tempo solo due teologi si elevassero contro l’estensione generale della regalia: Giovanni du Ferner
  • na di scomunica. Dopo grandi sforzi riuscì loro di convertire al loro atteggiamento il vescovo Nicola Pavillon di Alet; ur > volta convcrtito, pero, il Pavillon divenne oppositore inflessibile dcH’ordinanza reale. Invano gli si fece osservare che i canoni del secondo Concilio di Lione erano conosciuti solo dal • Li!*-' sextus » di Bonifacio Vili, non accolto in Francia.* Il vecchi1' vescovo tilogiansenista rimase fermo nella sua opinione e cvn di tram* dalla parte sua anche il suo confratello Francesco Cau lei, vescovo di Pumiers, anch'egli tilogiansenista.* Il Caulet. p* verità, inclinava piuttosto ad un compromesso, ma il Pavillon riuscì a indurlo alla presentazione in comune di un ricorso luglio 107,*») all'assemblea del clero, che allora per P apponi*’ sedeva a Samt-Gcrmain-en-Laye. I due vescovi insistevano Ui esso fortemente, che si trattava dei diritti della Chiesa, in favon dei quali era intervenuta sempre l'assemblea «lei clero. t*orse peri» un avversario pericoloso dei «lue prelati in jiersotw deU'arriveaeovn di Parigi. Francesco de lfarlav. un voscovo di * Il imoio U i «ns« Wfirp al laulrl il SI xihIu 167# «al diritto di intatta » la «dativa dopala.’ < l.r dlwìl infltir... Brìi ptvwqar tira al foad. puiM|«i» |«> tal donar l'tmwatt tuv qa'il nonni' »4 qar n4a or pf«1 allr» a« pio* «j n't la IM «n ina Itoti dr .|iwlc(nr |iirWn4f prodaat la raraarc da «tip, qar d ailWur« Ir pia* dlfflrilr rt » qaoi l'oo annui pia* dr drotl dr fntturr dr la diftraltr r.i lati, pausar roti» arra prrlo Ir «rtmrnl dr MHil' aa mi. rt> r)ttui maMr praprrotrul Ir prrtroda dfròl dr iffalr . .. • Bgfc •ptrtfa. quindi. quanto (lari danni la rr«i>lrau drl •'antri apporti alla dwnw di tal. * Kalla loa* In anltn avaal lotfrf re quii» or puaTatral rtapArbr». ri roltr iwmww Ir dr*aal (airr an )cmr. » II » a dr. uni«« a* laa pwo» armi dr la ri ralm daa* dr* Ir tnp-*t .itami*. t nl «dir l» ». In r.t. ari J»a«M. 4* I.« miib. 1911. 4» * hmm. 361. * Druru, IO*. * Sfai da« tanwi (Unwamwi rtr Parta I dt qar ito ra*ia- p. 4H3 »»■