Appendice. Generale dell« Compagnia, nelle quali lo richiedeva che mandasse doi Padri, e nominatlamente li voleva Italiani, co’ quali potesse conferirti alcune cose di religione«, dando intentione di farsi cattolica, reconosciuta eh’ baresi» la verità. Giunse il P. Macedo a Roma sul fine di Ottobri* ilei 1651, dove trovando morto il P. Picoolomini, diede le lettere al P. Vicario, che bora è Generale. Egli te apri, et essendo quelle in lingua f itiiiciwe familiari ite ima alla Nefriti a, le confidò al P. Anat Assistenti-di Francia, col quale e cdl P. Assistente d’Italia e P. Segttetario con miltò per elettiione ili chi dovea mandarsi, et a me toccò questa buona fortuna; e si scrisse acciò da Torino si spiccasse il P. Frana ile Mh line*, e venisse a trovarmi nel luogo assegnato. Partii ulti 22 di Novembre ili quella uno 1651, et accompagnatomi j>er strada col I*. Maline> arrivanuno a Stockolm il giorno di S. Mattina 1652, circa il qual tempo S. Mtà ci stava appettando, conforme la quello che ila Roma se l’era wiritto. Furono frequentissimi e di molte bore |>er volta li colloqui! (trovando la prudenza di S. Mu l’opportunità del tiiiupo e del luogo) et assicuro V. R. cjie ho visto con evidenza gli effetti della divina bontà, la quale inunodiatameitte scioglieva i nodi inestricabili che tenevano imjK“(niatta la niente dril-la Regina, et operava molto più nel cuore di quello di fuori apparisse. Ella havea tanta cognizione delle cose della religione cattdlica, che non havea mestieri d’istruzione, sgombrate le nebbie de’ dubii che ha ve va intorno ad alcune cose particolari; e la perspicacia del suo ingegno, aiutata da una singoiar gratin dello Spirito Santo, iacea «¡he in un colloquio si | Hit esse discorrere di molte difficoltà, alle quali date che liavevamo le risposte, che il SigT Iddio ci suggeriva proportionate alle interroga fiotti, lasciavamo ‘he il Sig" Iddio pefettiouasse l’opra che havea cominciata. Ella finalmente alla fine diaprile si risolse d abbracciare la santa fede cattolica, c perché già molto prima havea pensato a ciò, ch'ella dovesse fare in evento che a ciò si risol vesse, et in caso «ile senza pericolo della -sua salute non jtotesse con-ginngere allo stolto reale la vera fede, vedendo non «»ser possibile introdurre nel itvgno (la religione cattolica. m> fermarsi nel governo di essa senza |x*ricolo di far cosa ripugnante albi protestai ione della vera fede, chiaramente disse, che voleva rinunciare al regno, e disdegnatone il modo, subito spe«U me verso Roma, acciò per mezzo «lei P. nostro Sellerai«« si rappresentasse a Nostro Sig" l mioceni io X di tei. meni, et acciò 10 pigliassi alcune in forniti t ioni spettanti a questo. Partii «li Stockolm con suo passaporto sul principio di Mkiggio di queU'anno, ma non po-teiKlomi dar lettera per Sua Santità. {»oii-M non era gionto certo cor riere, ch'ella aspettava, mi commandò le aspettassi in Nambourg, uni tardamlo barrivo del corriere, con lettera delli 21 di \hi«rgio m'impone, che partissi con una sola sua lettera al P. Generale, ch'em lettera di crethuiza a quello, ehe io liaverei esposto, ma con «"»precisa riseria di non parlarne con N” Sig", sim-hi- non rimessi le lettere ch’ella mi havria mandato « Roma per mezzo del P. Malines, ehe pensava doversi spedire d«»|*o 15 giorni. Non «iwiparve mai il P. Malines, nè le lettere, onde »¡lediti gl'altri negotii commemtmi, et havute le informationi ne.wsarìe. paìrte «Ielle quali s’hebbero