458 Innocenzo XII. 1691-1700. Capitolo III. ad ammettere quella ohe finora era stata soltanto mia calunnia giansenistica, cioè che nell’ordine, come tale, dominassero veramente troppo libere opinioni. Con ciò il generale si renderebbe estranei i cuori dei suoi subordinati. Già ora erano penetrate nel pubblico delle dicerie sul dissidio fra il capo supremo e i membri dell’ordine con non piccolo danno; gli amici dei gesuiti si lamentano del ge iterale e gli avversari io lodano. Cosa avverrà mai, quando sani comparso il disgraziato libro e da tutte le parti d’Europa si levassero contro di esso delle ostilità, anche da parte degli stessi gesuiti ! Volesse perciò il generale anche in questa cosa sottomettersi al giudizio di molti altri, poiché così, come nota con una piccola malignità, il Segneri, egli agirebbe in ogni caso secondo la maggiore probabilità. Sotto l’influenza del Segneri la decisione sul funesto conflitto venne avviata per un altro binario. Secondo le leggi della compagnia di Gesìi tutte le provincie dell’ordine dovevano ogni tre anni mandare a Roma un rappresentante ad ima conferenza comune e nel novembre 1693 doveva radunarsi di nuovo una tale congregazione di procuratori. Certo che questa riunione non era chiamata a sedere a giudizio sopra dei libri, essa doveva piuttosto in unione agli assistenti e al generale decidere la questione se fosse necessaria una congregazione generale. Dopo il carattere straordinario della situazione, gli assistenti proposero ili sottoporre il loro dissidio col generale alla decisione della congregazione dei procuratori, e, consigliato dal Segneri, Innocenzo XII propose ed approvò quevSto piano.1 Così tutta la vertenza fu aggiornata al di là dell’anno. Nel frattempo Gonzalez non stette ozioso. Egli era ormai persuaso che fosse suo dovere e obbligo di soffocare nel suo ordine il probabilismo e sviluppò in tale riguardo uno zelo che gli assistenti alla fine non seppero miglior consiglio che quello «li rivolgersi al papa contro il loro generale. Gonzalez,* così essi lamentavano, diffonde dei veri pamphlet* contro l’ordine, egli non si tiene alle sue le leggi, contesta il diritto di convocare una congregazione generale, si sforza di fare intervenire i principi civili, trascuri gli affari di governo per fare lo scrittore e calunnia i suoi assistenti. In realtà circolava manoscritta ima serie ili trattati compilati e da Gonzalez stesso o dai suoi amici, allo scopo di far propaganda per le opinioni del generale. Più importante fu ancora che Gonzalez mise in moto in suo favore le corti ili Vienna e di Madrid e così la vertenza divenne addirittura un affare ili stato. Egli si rivolse al provinciale austriaco Voglmeyer e al gesuita Federico Wolff in Vienna i»er ottenere 1 U 14 giuguo 1092. Astrai* VI 255. * In Era. Eramste Vi xctv *.