Effetto sulle anime dei principi del Molinos 327 onnato sul Molinos.1 Che, infatti, nonostante tutte le lodi e i riconoscimenti, la nuova dottrina fosse tutt’altro che innocente, si vide chiaramente solo quando l’inquisizione romana scorse le circa 20.000 lettere, che il Molinos aveva scritto come direttore spirituale. Se il libro dello spagnuolo, prudentemente redatto, poteva nell’insieme essere interpretato in senso cattolico, le lettere mostravano, che questi indulgeva a opinioni del tutto sovversive riguardo alla morale corrente. Finora si era considerata come dottrina del Vangelo, che ogni sforzo verso la perfezione della vita cristiana riposasse sulla lotta costante contro le cattive inclinazioni del cuore. Il Molinos insegnava invece, che ogni attività personale cni dannosa, perchè Dio vuole operare in noi senza di noi; l’uomo non ha da far altro, che abbandonare a Dio ogni ulteriore azione iicll’anima; si debbono annientare le capacità, e in ciò consistere la vita interiore. Tutto il resto essere esteriorità indifferente, cosi lo opere di penitenza esterne ed il culto dei Santi; anche la santa umanità di Cristo essere un oggetto sensibile, e quindi l’amore ad esso non l’amore puramente spirituale. Ove sorgimi» tentazioni interne, per esempio pensieri immorali e blasfemi, non ci si deve turbare por essi, non acconsentir loro e non respingerli. Succedere altresì, che il diavolo s’impadronisca violentemente dell’uomo e lo spinga ad azioni, che esteriormente hanno tutte le impronte del peccato, senza tuttavia esserlo, a causa della mancanza di < otwenso della volontà, com’era stato il caso di Giobbe, che aveva pronunciato parole di bestemmia senza peccare; queste violenze del demonio sono il mezzo più efficace per annientare l’anima e condurla all’unione con Dio. Per un certo tempo, naturalmente, le lettere contenenti questa dot trina non arrivarono al gran pubblico: questo per allora conobbe solo il libro del Molinos, che anche uno dei suoi avversari, l’ora* tonano Marchese, dichiarava inattaccabile. Ma l'effetto corrompitore dei principi quietistici fu avvertito, anche senza lo lettere, da taluni preti, che avevano occasione, per esempio in monasteri femminili, di attendere a cura di anime. Colà essi trovarono, che le monache all'entrata in chiesa non prendevano l’acqua benedetta, e all’elevazione dell’Ostia e del Calice chiudevano gli occhi e non mostravano nessun segno di riverenza, perchf* ritenevano peccaminoso »ino sguardo all'Ostia. Queste monache, riferisce il gesuita Bartoli, non fanno preghiera orale, .disprezzano le indulgenze, si ritengono senza peccato, non resistono alle tentazioni, si comunicano senza confessarsi, anche se temono di aver peccato gravemente, ascrivono le loro azioni immorali al diavolo.* ¡/arcivescovo di 1 * Veramente siamo ingannati ». Dui»*. ìlaltna* 173. * Vedi Bartoli, Opere XXV. Torino I 26.