33 o proponessero soluzioni impensate e durevoli nel tempo, non si delinearono. Anche se sorsero nuove magistrature, o le vecchie tramutarono nome e funzione in rapporto a nuove esigenze ; anche se necessità contingenti produssero qua o là spostamento di organi giurisdizionali o costrinsero a modificare circoscrizioni, non si riscontrarono effetti territoriali di grande rilievo. La vita italiana era assopita in penoso stato di inerzia, impotente a operare il proprio risorgere, come le regioni contermini andavano preparando con faticoso lavoro: e fu la sua salvezza. Maturava invece, quasi automatico, un occulto disordine, tra visibili sintomi di disagio e di insofferenza morale e di rammarico politico. Tuttavia il concetto di unità territoriale e amministrativa, nè in pratica, nè in teoria, era stato abbandonato neppure dai nuovi conquistatori, avvinti dal fascino della sacra eredità : l’insanabile dissidio tra la coscienza nazionale, animata da desideri di conquista, e l’ossequio alla maestà del romanesimo, aveva paralizzato in essi la forza rigeneratrice fuori o dentro l’ordine esistente. Le campagne militari bizantine, condotte con varia fortuna e con diverso risultato dai due maggiori generali del secolo, Belisario e Narsete, per riunire, o piuttosto conquistare la provincia italica all’impero d’Oriente, furono anche, contro i propositi espressi, preludio di una fatalità irreparabile. Mentre si lottava per ricostituire l’unità di più grande impero, era gettato il seme di divisioni destinato ben presto a germogliare. Progetti di smembramento dell’Italia furono formulati, discussi, dibattuti, talora accolti, talora respinti, per superare una dolente crisi, che le armi erano incapaci a risolvere (1). Non si prevedevano le conseguenze di disegni, abbozzati in forma imprecisa, con il carattere di compromessi tem- (1) Nel corso dei primi negoziati tra il causidico Pietro, in nome del-l’impero costantinopolitano, e re Teodato era stata concordata la cessione della Dalmazia e della Sicilia (Procopii, De bello gotico, I, 6) ; poi nelle offerte di re Vitige, era prevista la cessione dell’ Italia meridionale (ivi, II, 6) ; poi ancora, nelle richieste costantinopolitane a re Vitige, alla vigilia della caduta di Ravenna, era avanzato il confine alla linea del Po (ivi, II, 29) ; infine con l’installazione del regno e delle milizie gotiche e franche oltre il Po, lo smembramento della penisola era effettuato. L’unità territoriale fu ristabilita solo per poco tempo negli ultimi anni del governo di Narsete (Cessi, Le. vicende cit., I, 130 sg. ; Caggese, op. cit., p. 83 sg.). 3