412 Alessandro Vili. 1689-1691. Capitolo I. Il quietismo, che sotto Innocenzo XI aveva avuto una pari«' importante,1 non era ancora completamente spento sotto il sui cessore; anche sotto di lui, si ode tuttora di arresti per opinioni del genere.* Il cardinale Petrucci, nel cui processo Alessandro Vili, corno cardinale Ottoboni, aveva pronunciato un giudizio severo, venne relegato da lui nel suo vescovato di Iesi.* Non fu presumibilmente senza influenza delle correnti gianse rustiche francesi una alterazione importante arrecata da Alessandro Vili allo sviluppo delle missioni cinesi. Con Bolla del 10 aprile 1690 egli eresse il vescovato di Nangking, con altra del 10 agosto seguente il vescovato di Pekino.4 Fu un passo di grande portata, che sembrò annunciare una soluzione di continuità con il procedimento preferito sinora. I predecessori immediati di Alessandro VIII avevano cercato di emanciparsi dal patronato portoghese, nominando per la Cina non vescovi, ma vicari apostolici. Ora il papa tornava ad Istituire in Cina vescovati veri e propri e nelle Bolle d’istituzione li sottoponeva di nuovo espressamente ;il patronato portoghese, di cui si riconoscevano i diritti mai soppressi. Certo non è neppure un caso, che il primo vescovo di Pekino, Bernardino della Chiesa, fosse preso non, come il Pallu ed altri, dai preti secolari francesi, ma da un Ordine, quello francescano. Si trattava dunque di un ritorno a consuetudini più antiche, e le conseguenze di questo passo importante si fecero presto sentire. Alessandro N'III cercò altresì di promuovere le missioni, diri gendosi con lettere solenni ai singoli sovrani, sotto cui i messaggeri della fede esercitavano il loro ufficio. Così il 24 luglio 1690 diresse un Breve all’imperatore dei Tatari e dei Cinesi, lo ringraziò per il suo favore verso i gesuiti, da lui appreso per mezzo di Claudio Filippo Grimaldi, e gli raccomandò il latore della lettera, Francesco Maria Spinola, con i suoi compagni.* Un Breve del 27 maggio 1690 ricordò allo Scià di Persia i privilegi concessi da suo padre ai cristiani in Armenia.* Nei paesi del Caucaso un principe si era fatto cristiano e ne aveva dato notizia al papa. Alessandro Vili gliene espresse il 30 dicembre 1690 la sua gioia e formulò la speranza che Dio illuminerebbe anche i sudditi; a ciò contribuirebbe molto l’accordo con altri principi.* 1 Cfr. »opra p. 324 ss. * • A crito Marr*cotti del 3 giugno 1690, loc. cit. * Dcnos, Statino» 247. Cfr. «opra p. 333 ss. * Ju» ponti). II 122 «>., 125 8».; Xovaes XI 100. * « • Ulu»tr. et potenti»», utriusque Tatariae et Si nani m imperatori ». lire eia. Archivio segreto pontificio; Synopnt aetornm 412-InnoceiuoXII confermò questo documento; vedi ivi 414. * * * Privilegia, quae rei paren» tutu chriatianis in Armenia indul*it *. Archivio segreto pontificio, loc. cit. * * A « Barxinu» princep» in Iberia ». ivi.