I-a liberazione di Vienna. 121* Sei giorni precedenti il tempo m stato piovoso; oro spuntò un assolato, limpido giorno d'autunno, che favori l'attacco dell'esor-« ito cristiano. Un vantaggio ancor più grande fu dato dal fatto, ■ la- Kara Mustafà lasciò innanzi a Vienna la maggior parto delle ne truppe scelte, i Giannizzeri. Il coniando supremo, però, fu preso da lui personalmente. La sua ala destra fu collocata sul V ussberg, la sinistra spinta avanti tino a Doratateli.1 Gl'imperiali sotto il duca di Lotena e i Sassoni, che formavano l'ala sinistra dell'esercito di soccorso, furono i primi a incontrarsi col nemico, il quale oppose resistenza ostinata, cosicché il Nus--lierg potè essere espugnato solo verso mezzogiorno, ('¡rea questo tempo il centro dell'esercito di soccorso, composto delle trup|>e dell'impero e dei Bavaresi, era pure proceduto vittoriosamente. Ma poiché l'ala destra, fonnata dai Polacchi, che doveva percorrere la via maggiore e più difficile, non era ancora giunta, la battaglia 'ostò. Circa le due, i Polacchi attaccarono a Domimeli; ma non poterono rompere le masse compatte dei Turchi e dovettero esser sostenuti dalle truppe tedesche. I*a decisione fu provocata da Carlo di Lorena, rigettando l'ala destra dei Turchi sul centro. Dupochè un grande attacco di cavalleria di Kara Mustafà a lireitensee e llernals ebbe fatto fallimento contro la resistenza valorosa dei Polacchi, il nemico circa le quattro inizio la ritirata, che presto degenero in una generale fuga sfrenata verso il confine ungherese. Anche Kara Mustafà e i Giannizzeri delle trincee si unirono ai fuggenti. Diecimila Turchi caddero sul campo di Ital taglia, le perdite dell’cercito cristiano ammontarono a circa ‘JOOO uomini.* Il bottino dei vincitori, che i Polacchi in gran parte si appropriarono, fu enorme: 117 cannoni, 15.000 tende, fra cui quella splendida del Gran Visir, 10.000 buoi, bufali e camelli, altrettante jiecoro. iHHl tacchetti pieni di piastre, numerosi stendardi e un materiale da guerra straordinariamente ricco. « Io non ho visto ancora tutto il trottino, scrisse Sobieski alla moglie, ma non v’è paragone con quello che vedemmo a Chocim. fc impossibile descrivere il lu»so. Vmmwìs I 1900); »tot-* iBmMMt» 1*®*». ffu* pata HUm*t CII 17*«. !»T ss.. U1 ss. . Ul. * l-a dwmiioM nuitioff1 • pi* pm|Mru MU balUciia. Ir» gli salari fw*»ti. i data dsJ Tsscss (IV li] s.) » dal Kat>u< u iK9fc) •‘«U» psiu-npuwnr dri {Utimì tredi Rmus VII 17 s* (Ir Jomttt «alls pm* n«ls dal riparta trascm alLs liWrunsr di Vnu dH 1**3, ia HiM Verrim Ut JUmirrf XLV1I. * Cosi lltwvu IV <44 * Rmim 331 U ofi« dd t «starmi lia Klorr 313). •»«*• Tardo • SOO CrMiatl doroao «mn do »u»«il» Unppo bm*. iWaadn 1« rviatKMO dal XAwrUh la Vinsi« T*t s. «atrMrrtv cadati addirti-lata wiusts «*■■> Tarrki •»» sm Ne xir * 9