31« Inuo-enzo XI. 1670—1689. Capitolo VI. questo scopo essa redasse un elenco »li più che cento proposizioni monili troppo larghe ed inviò nel 1077 quattro professori a Roma jn»r propugnarne la condanna.1 Contemporaneamente PuniverMtà desiderava un’approvazione per la sua dottrina sulla grazia. Ma il papa non desiderava ravvivare la disputa sulla grazia. Nel resto gl’inviati ottennoro un Breve pontificio assai laudativo,2 e il 2 marzo lt>7!> un decreto dell’inquisizione condannò ♦>.'> dell«* proposizioni incriminate. Anche «-osi, però, non era stato concesso tutto il desiderato. Primo punto, non si ura riusciti a far condannare una proporzione, che avrebbe colpito il probabilismo come tale;* e inoltre le 65 proposizioni erano, si, designate corno «t por lo meno scandalo*« e nolla pratica pernicioso », ma non colpite collo censure più savore; esse orano alt resi condannate non con un giudizio solenne della Manta Sodo, ma solo con un decreto doli’Inquisizione. Nella condanna ci si limitò al fatto, che lo proposizioni, come erano formulate. erano false o riprovevoli, senza considerare, se nella forma riprovata esse fossero state insognate effettivamente o no da un teologo. Ksso sono proso tutte senza eccezione alla lettera dallo scritto di accusa ilei Lovaniensi.4 Allorché sorso questione, a chi fossero da attribuire lo preposizioni singole, i funzionari romani cercarono di soffocarla, proibendo una serie ili trattazioni in proposito.* Ia sentenza retnana ebbe i suoi strascichi in alcuno contrade. In Francia, ove i decreti «lei S. Uffìzio non orano riconosciuti, il parlamento di Parigi respinse esplicitamente la sentenza sullot».'. proposizioni.* Naturalmente il papa si adiri», che fosse trattata cosi * Rct’Sdl II 313. 521 •». I quattro pr»fe