208 Clemente Xi. 1700-1721. Capitolo V. indotto il Papa a cedere; perciò il reggente, ansioso di arrivare alla line del noioso conflitto, tentò ora altre vie.1 Egli fu d’accordo che il gesuita Lafitau, il quale godeva il favore di Clemente XI, venisse da Roma a Parigi,2 e da Strasburgo, con lettera di proprio pugno, fece venire il cardinale Rohan. Lafitau indusse il reggente a chiedere ancora una volta a Roma l’approvazione dell’esposizione dogmatica dei vescovi d’opposizione, però in maniera che prima avessero dato il loro parere sul documento i vescovi favorevoli alla costituzione. Nel settembre 1716 Rohan trattò dunque in un’assemblea di 33 vescovi, talora in presenza del reggente; ma non fu possibile ottenere che gli aderenti alla costituzione approvassero l’esposizione dei loro avversari o le varie metamorfosi di questo proteo, cioè un sunto di Noailles e i cosidetti otto articoli. Dopo la temporanea partenza di Rohan i prelati giansenisti provarono un’altra volta con un mezzo che era stato adoperato settanta anni prima: cioè con uno scritto in tre colonne, una delle quali conteneva il testo delle proposizioni condannate, mentre le due altre ponevano accanto ad esso un senso cattolico ed uno eretico di queste proposizioni.3 Ma il così detto senso cattolico si poteva strappare a queste proposizioni soltanto modificandone il tenore letterale oppure con una spiegazione innaturale, e così non si giunse allo scopo nemmeno con tale espediente. Verso la fine di novembre Rohan si ritrovò a Parigi e ora ripresero di nuovo le trattative. Si lasciò da parte lo scritto a tri-colonne e si ritornò ai progetti che erano serviti di base anche per le precedenti discussioni sotto Rohan. Mia non si raggiunse alcun risultato, nemmeno quando per semplificare le trattative discussero innanzi al reggente cinque vescovi per parte. * Gli avversari della Bolla non erano d’accordo nemmeno tra loro: gli uni la dicevano eretica, gli altri soltanto oscura; gli uni volevano accettarla con spiegazioni, gli altri respingerla del tutto. Si biasimavano ora il Papa, ora i suoi funzionari; oggi si affermava che si trattava di un dogma, domani che si trattava soltanto del modo di esprimersi.5 L’arcivescovo di Reims, che in causa dei torbidi nella sua diocesi non era venuto a Parigi, aveva tutte le ragioni di mettere in guardia i suoi colleghi in episcopato contro * Ivi s. ; Seni la 135s. ; [Louau.1 791 s., S04ss. s Intorno a lui ('arrkyre 7.S6ss. * Sì lavori» da due a tre mesi intorno a questo ¿crit a Iroi* colon*'* [LoTJALLl 805. Alcuni saggi da questo scritto che deriva da Tiberge e Brisa cier, direttori del seminario delle Missioni Estere, ivi 811 ss. Rohan tornò a Strasburgo il 7 ottobre. * I nomi in [I-ouaU-I 881. » Ivi 818.