842 Appendice. Seminario. Il Rev. Padre Ceri! l’obligò in punto (li morte a ritratt i sene due o tre anni sono, perchè allora il Idetto Signore fu in gran p< ricolo di morire nella sua casa di Safousse. L’istoria di Bengala è ai fresca in (Roma,: due signori dell’istesso Seminario sono voluti prim i morire senza sacramenti, che ritrattarsi delle proposizioni giansenistiche che avevano messe fuori in più occasioni. Tutti questi fatti possono dar molto che pensare intorno ai veri sentimenti di questo Seminario in ma teria di Giansenismo. L/a scoperta che qui -s’è fatta in quest’anno, è un conferma sonora di questo stesso: che non si può nè negare nè scusar. Il primo di Settembre del 1722 gl’interessati nel vascello d’Ostenda avendo fatto venire a Cantone i loro bauli e le casse di mercanzie, i! doganiere gl’andò a fare la sua visita in compagnia Kl’un tagino Tartari e del P. Murano, tagino anch’esso, mandato dall’imperatore a Cantori' Tra quelle casse ce n’era una diretta al signore Guigue piena di libri mandatili dal Seminario di Parigi, affine che esso poi l’inviasse al Semi nario di Siam. Dopo che questa cassa fu aperta dal doganiere, il P. Mu rano ebbe curiosità di vedere qualcuno di questi libri, «1 avendo vednt-che il primo, a cui diede di mano, era giansenistico, ne prese un altr e poi un altro, che non erano punto megliori del primo. Allora pregò i! doganiere, che avesse per bene, che la cassa si portasse in sua casa, come fu fatto inmantinente, non senza qualche repugnanza per parte de’ mer canti ftammenghi, a conto di cui erano caricate, ed a cui questa medesimi cassa con due altre più piccole erano state singolarmente raecomandat* Queste seconde furono consegnate segretamente al signor Guigue, che m» volle che andassero alla dogana : per quell’altra più grande non temeva di nulla non v'essendo altro che libri. Subito che questa fu in casa del 1‘. Murano, egli invitò i PP. italiau e due 1*1*. Francescani ad andare da lui per un negozio d'importanza. Pece questo, perchè volle avere de’ testimonii nell’aprire la (letta ca>' e nel fare l’inventario de' libri ohe c’erano, e così in presenza di quattro testimoni, che furono li PP. Perroni e Miralta, di S. Rosa e Alaman. si tini d'aprire la cassa. I due nostri PP. Jaque e Gaubil, ci si trovarono anch’essi, ma per caso o a dir meglio, per un tiro di previdenza. Non è credibile l'opposizione che fece il P. Perroni per salvare la riputazione de’ signori del Seminario, suoi buoni amici. Ma ciò non ostante si fece l'inventario di tutti i libri contenuti nella cassa, al qual inventario si sono sottoscritti i quattro PP. nominati di sopra. Io ne »mando una copia, che basterà per fare conoscere a Roma questo famoso Seminario. Il P. Perroni volendo risparmiare a’ suoi buoni amici la confusione d'essere scoperti e colti in flagranti, volle mettere in ballo anco noi per far paura al I*. Murano. Disse dunque che anco noi nella nostra chiesa ricevevamo de' libri cattivi, ed in particolare citò il I*. Foquet. Di'-questo in presenza di due Spagnoli, che riferito poi ad altri Spagnoli, si prese molto scandalo di noi. Il P. du Baudory si trovava a Yam Gin Ly convalescente d’una malattia, di cui è stato vicino a morire; esso vedendo il scandalo, parlò in difesa mia e di questa nostra casa: ma appena se li crrt.leva, tanta era l’impressione che aveva fatta il dire del 1’. Perroni. Questo ha dato occasione ad una specie di lite tra questo religioso e me. Mando a T. R. tutto il processo, affine che si comunichi al R. P. Assistente e per suo mezzo al R. I’. (»onerale. Il P. Ppr