33f> Clemente"XI. 1700-1721. Capitolo VII. solo di uno. Da ciò si comprende il suo contegno già prima della partenza per la Tartaria. Il 1° luglio per ordine dell’imperatore egli doveva indicare i punti nei quali Confucio non si accordava con la legge cristiana e precisare i motivi della diversione. Mai-grot da principio si rifiutò, ma poi scrisse qualche cosa e designò come biasimevole il sacrificio che l’imperatore soleva offrire al cielo: un’offesa che fece andar su tutte le furie i mandarini. Di fronte alle ulteriori insistenze dei mandarmi di aggiungere anche i motivi delle sue affermazioni, Maigrot si rifiutò confessando per iscritto la sua ignoranza. Prima però che incominciassero le dispute Gerbillon e Thomas avevano presentato al patriarca una protesta scritta nel senso che nelle trattative innanzi airimiperatore non era in questione se questo o quello fosse lecito ai cristiani, ma sapere se questo o quello fosse il senso dei testi e degli usi cinesi. Anche l’imperatore si era espresso in tal senso, dicendo che la questione della liceità egli la lasciava al Papa.1 Toumon per parte sua aveva ordinato ai ¡superiori di proibire agli inferiori di disputare in presenza dell’imperatore. Prima della partenza dei delegati verso la Tartaria il 20 luglio egli aveva dato ancora una volta l’ordine di non dir nulla innanzi all’imperatore circa la religione e nulla a danno della missione e di non [fissarsi in nulla in modo che non rimanesse alcuna via di ritirata.2 Il 10 agosto Appiani ritornò a Pechino con cattive notizie per Tournon. Un primo mandato imperiale dichiarava che Maigrot era un ignorante e che l’imperatore non aveva sudditi che non onorassero Confucio e gli antenati; che Maigrot affermava, sapendo di mentire, che non gli era noto se i suoi 5000 cristiani in Fukièn esercitassero il culto degli antenati e che i conflitti fra i missionari distoglievano i cinesi dal cristianesimo; il contendere in tal modo non equivaleva a costruire la religione in Cina, ma a demolirla. Un secondo mandato diceva nel punto principale: se i missionari offendono le leggi dell’impero, vi sono ancora delle leggi secondo le quali verranno puniti. Volesse ciò Tournon annunciare al Papa. Un ulteriore decreto del 27 agosto confermava tutto questo. Così le discussioni sopra i riti ebbero termine. Indignato e nauseato della discordia nel campo cristiano, l’imperatore, origi- i * « Eodern die [1 luglio] P. Gerbillon et die 5 [ ?] P. Antonius Tboma* protestatus est scripto, non ngi coram imperatore, an haec ve! illa sint licita christàauis, sed an sithic vel illesensus textuum et ri tini m Sinicorum, et S. Mai*-statem coram dixisse D. Patriarchae, se declarare sensum imperii, an ille cordet an discordet cum lege cristiana non curare, idque discernendum relu> quere SS. Pontifici ». Stumpf § 3. a Ivi.