664 Benedetto XIII. 1724-1730. Capitolo III. non lo fecero subito dopo il giuramento alla Costituzione; l’imputazione principale per questo rispetto non veniva fatta antro quei dieci, ma contro i gesiuiti di Pechino. Ora i sei gesuiti di Pechino della viceprovinicia cinese attestarono con giuramento comune, sottoscritto il 22 ottobre 1724,1 che essi obbedivano od avevano sempre obbedito con tutta l’esattezza loro possibile ai -creti apostolici, particolarmente all’ordinanza Ex illa die. J’er motivi esposti dal Visitatore del tempo, Laureati, e che a\» trovato nel Mezzabarba approvazione almeno di fatto, essi avevano tralasciato per qualche tempo, come dichiaravano nella 1-t-tera al Tamburini del 28 ottobre 1724, di amministrare i sa ■ t-menti in pubblico, ma non avevano cessato mai di farlo segreta-mente con quelli che erano pronti ad obbedire al decreto pai» : Dati i comandi e le minaccie dell’imperatore, essi non potev, appunto farlo pubblicamente senza il pericolo più evidente di : distruggere la missione in un colpo, lina prova dell’amminiftrazione segreta dei sacramenti è fornita da una famiglia di san, imperiale di circa settanta persone, che dopo la partenza del Me?.-zabarba si convertì quasi tutta, ad eccezione del capo.2 Inoltri essi attestano, che da loro parte nulla avvenne per distogliere l’imperatore Kamghi dal tollerare il divieto dei riti; essi non sapevano neppure che qualcheduno si fosse reso colpevole « di una colpa così enorme ». I cinque gesuiti francesi di Pechino rilasciano un i dichiarazione analoga,3 così pure il superiore dell’intera missioi!*1 francese in Cina, Placido Hervien. * Poiché Giuseppe Suare Mourao, ma specialmente l’ultimo, erano accusati più di tutti -rii altri di aver confermato l’imperatore nella sua resistenza coni:*' il decreto del papa e di aver provocato la prigionia dei tre nii - i Ivi n. 13. * Su questa famiglia convertita, «li eui taluni poterono salvarsi dalia agraria imperiale abiurando il cristianesimo, efr. Parensin il 20 agosto 1 ‘ in Lettre» fdif. IV 3<>C>-303. * * Ristretto n. 14. « In una lettera al Tamburini del 21 novembre 1724 • attesta in pri:: •’ luogo, che tutti i suoi sudditi, che stavano dirisi per le provincie, o da <■" fu loro intimata la costituzione Er illa die, o almeno pili anni prilli:' quel tempo, in cui scriveva, avevano amministrato i sagramenti ammette»*! •ine’ cristiani, che giudicavano essere debitamente disposti n riceverli. <1* quali però aggiungi', che esso con suo molto dolore, n’aveva trovati p*“' 2* A malati in pericolo di vita vennero sempre amministrati i sacrani* 3” « (Ile fuori di questi casi, quei di loro che nelle provinole fuori di I’ek* s’astennero per alcun tenuto dali'amniinistrazione de' sagramenti.... Pr starono dinanzi a Dio, e di nuovo protestano, che ciù non fecero per ma' mento del rispetto e della obbedienza dovuta alla Sede Apost., ma perche s»>* vano esserci una gran varietft d'opinioni tra li missionari!, nneo degli sbordili!, et tra gl'istessi Superiori ecclesiastici intorno alla natura del P1"*'” ’ ^ contenuto nella già detta constituzione e il sin dove si stendesse.. • Iv* °'