Amelot e T'abroni circa il concilio nazionale. l8t) cilio del resto non si potrebbe nemmeno fare, perchè Fénelon, l’unico vescovo francese che avrebbe potuto fungere da legato papale al concilio, era morto il 7 gennaio 1715. Ancora sul suo letto di morte egli pregò il re di dargli un successore che fosse fermo contro il giansenismo e come baluardo principale contro la sètta gli raccomandò i preti di S. Sulpicio.1 Nella sua risposta a Fabroni Amelot ritornò tuttavia all’idea del concilio, come l’unico mezzo possibile ;2 ma in un lungo colloquio del 23 gennaio 1715 Fabroni gli dichiarò che non se ne poteva parlare e che il Papa non voleva concili di sorta. E allora? domandò l’ambasciatore. Fabroni rispose che la cosa era assai semplice: dichiarasse il re all’arcivescovo che non tollererebbe più a lungo la sua disobbedienza; che se Noailles non accettasse in tre giorni la costituzione senza condizione alcuna, lo si sposerebbe di tutte le sue dignità; al che Amelot rispose che tale minaccia era già stata tentata altra volta ma senza risultato. Egli parlò poi della Bolla che in base alle sue istruzioni doveva servire come introduzione e (preparazione al concilio. Ma Fabroni ritornò alla sua prima risposta. Il re, così egli disse, era sovrano sopra le libertà gallicane come sopra tutto il resto. Volesse quindi dichiarare decaduto da tali libertà il cardinale per la sua disob-l>edienza contro la patente reale e, se fosse necessario, togliergli la cittadinanza francese e poi inviarlo al Papa per il giudizio. In tal modo tutto partirebbe dal re e le libertà gallicane sarebbero salve. Se il re poteva conferire ad uno straniero la cittadinanza dello stato, per le stesse ragioni egli poteva anche toglierla ad uno dei suoi sudditi. Lo stesso Fabroni ebbe certo la sensazione che la sua proposta, fatta per cavarsi d’imbarazzo, era strana. Aggiunse quindi di farla soltanto per richiamare il cardinale al suo dovere e per mostrargli l’abisso verso il quale andava incontro. Amelot non mancò anche di osservare che il re nella sua incoronazione aveva giurato le libertà ecclesiastiche francesi, nè si poteva parlare di togliere la cittadinanza francese se non dopo una sentenza di tribunale che imponesse la morte civile; dal Papa egli si sarebbe piuttosto aspettato le rimostranze più energiche contro uni tale trattamento ad un vescovo. Nè il Papa, rispose il Fabroni, ha fatto tale proposta, Clemente XI voleva soltanto che si spaventasse il Cardinal Noailles; in qual modo ciò fosse ottenibile, dovevano vedere essi, Fabroni e Amelot.3 Non si poteva dunque ottenere il concilio e Fabroni propose Perciò il 27 gennaio all’ambasciatore di tentare di nuovo d’influire 1 Lettera a Le Tellier del 0 gennaio 1T15, Œuvres VII! 283. s Febei VI 376. * » Ivi 37S ss.