184 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo V. mediante scritti abilmente compilati, per rendere a Roma sospetti i 41.1 Fénelon sorse allora a difenderli. Egli s’affrettò a manifestare la sua gioia per il Breve e la forma di esso e a difendere la lettera pastorale collettiva all’assemblea del clero intorno alla quale Roma non si era ancora espressa.2 Essa non era da considerarsi come una dichiarazione che supponesse nella Bolla imperfezioni ed equivocità, ma come una sua giustificazione. Benché infatti la Bolla fosse assai chiara per un lettore non prevenuto, tuttavia g'i insidiosi foglietti volanti del partito avevano ottenuto quasi in tutta la Francia che su per giù tutti fossero tentati ad ammettere che essa fosse imprecisa, equivoca ed esagerata. « Questi scritti innumerevoli rimasero senza risposta. Mai si vide una seduzione di tale ampiezza e talmente pericolosa; perfino le donne attribuivano alla Bolla in tutte le conversazioni le interpretazioni più ridicole e più odiose; diventò moda di disprezzarla e si ebbe vergogna di attenervisi. Ognuno diceva apertamente che essa sarebbe per tutti i tempi una prova palpabile contro l’infallibilità del Papa. Di fronte a tutto ciò che cosa poteva fare l’assemblea del clero? Essa non ha spiegata la Bolla, ma ha dimostrato che essa non ha bisogno di una spiegazione. Essa non vi ha aggiunto correzioni o limitazioni, ma ha respinto le insidiose spiegazioni colle quali i giansenisti volevano tenere in agitazione gli spiriti ». Fénelon pensa perciò che in Roma non si dovrebbe badare alle difficoltà che teologi professionali potessero muovere contro singole espressioni della pastorale e che si dovesse inivece indagare se tale ipercritica non fosse promossa da segreti giansenisti che sanno travestirsi e insinuarsi dappertutto e mirano ad attizzare la discordia fra il Papa e il clero francese. « Io so di preciso in modo da escludere qualsiasi dubbio che segreti emissari del partito si valsero di tali espedienti per impedire delle contromisure e per separare i loro avversari ». Mentre difende i 41, Fénelon esorta anche contemporaneamente a non perdere tempo di fronte agli otto ribelli. Ancora vive il re, ma ogni giorno possono sovrastare tempi tempestosi che il partito attende con impazienza. Una falsa pace non attenuerà l’asprezza del partito, nè diminuirà il suo prestigio, al contrario. Come mezzi da usarsi contro gli otto, Fénelon,8 ne considera tre: si può chiedere al Papa una commissione che avvii contro di loro il processo, si può radunare per la loro condanna i Daubenton marzo 1714. ivi 230 s. Sili meriti di Daobenton nella que- stione: Chalmette Roma 22 marzo 1714. ivi iti. Il Breve ai 41 prelati del 17 marzo 1714, in Dir Boia 134 ss. a A Daubenton il 12 aprile 1714, Qìuvfe» Vili 234ss. s Mémoire, Ivi 2G9 ss.