La Bolla «Pastorali« otlìeii». 22ó episcopato, alimentano la ribellione del basso clero, sottomettono persone e cose ecclesiastiche ai tribunali civili. Nessuno loda la magnificenza del Nuovo Testamento e la virtù della carità con più alte parole di loro e nessuno offende la carità con altrettanta impudenza. Essi esaltano il potere della grazia e sullo spirito della grazia gettano onta coi loro errori. Inoltre essi si rivestono della -veste scintillante di una mentita severità di costumi ». Per strappare loro dal volto « pubblicamente innanzi a tutta la Chiesa » questa « maschera perniciosa » il Papa rinfaccia loro che non vi è vera virtù senza umiltà, non vi è pietà senza obbedienza nè perfezione senza carità. Ma che umiltà e ohe obbedienza è questa di mettersi al di sopra dei colleghi in episcopato e della cattedra di S. Pietro? Che carità quella di lanciare a destra e a sinistra ingiurie ed offese e seminare dappertutto conflitti e discordie?1 Per combattere dunque nella misura del possibile questo maile, il Papa dichiara che egli non riconosce i disobbedienti come veri figli della Chiesa romana e poiché essi stessi in via di fatto si sono staccati dalla Santa Sede e dalla Chiesa romana, anche egli li onsidererà come separati, come non aventi comunione con lui. Vogliano i vescovi di tutta la terra seguire in ciò ili suo esempio. Nonostante che nella sostanza questa Bolla debba dirsi forte, essa deve considerarsi tuttavia come mite, poiché non fa il nome di nessuno dei vescovi disobbedienti, parla del loro appello solo di sfuggita e alla parola scorni mie a sostituisce una circonlocuzione; ora secondo il concordato francese nessuno era vitando come scomunicato, se non era esplicitamente nominato.2 Clemente XI sapeva che il suo scritto avrebbe per conseguenza una massa di nuovi appelli ; glielo aveva predetto più che a sufficienza De la Trémoille. * Difatti il 3 ottobre Noailles appellò per ¡a seconda volta. * Appoggiandosi al suo primo appello, egli dichiarò la sentenza pontificia di scomunica invalida, poiché avendo egli oramai interposto appello ad un giudice più elevato, la Chiesa universale, il potere del giudice inferiore era legato, cosicché il l’apa non poteva più giudicare sull’infrazione della sua costituzione. Inoltre l’ultimo decreto papale ledeva i diritti particolari della Chiesa gallicana; applicava delle pene senza che vi fosse una colpa e pretendeva ingiustamente obbedienza illimitata. Una ettera accompagnatoria diretta ai suoi subordinati chiama responsabili del decreto papale coloro che meditano solo turbolenza 1 Ivi 736 8. 1 Sci! B.I. 168 n. 2. * M'adby] li lo®. * I»r Boih 586. 3JXI. p**TOB, Storia dei Papi. XV. 15