470 Innocenzo XIII. 1721-1724. Capitolo I. bene l’insubordinatezza specialmente dei gesuiti di Pechino v\< fosse nota anno per anno, non ha preso nessuna misura appropriata per ridurli all’obbedienza e non si è neppure rivolto contro la loro protervia alla S. Sede. Tuttavia il Papa, con mitezza paterna, non vuole adoperare il rigore, che potrebbe adoperare. Egli ha notificato oralmente i suoi precetti al segretario di Propaganda e li ha confermati con lettera del segretario di Stato dell’® settembre 1723; essi venivano ora al 13 settembre comunicati al generale ed agli assistenti ^ott obbligo stretto. Questi precetti significavano: 1° che il generale doveva trovar modo di ridurre i gesuiti della Cina, del Tonchino e dalla Cocincina ad una esatta obbedienza verso i divieti pontifici dei riti, cosicché essi riprendessero l’esercizio dell’attività missionaria e la distribuzione dei sacramenti conforme al tenore del giuramento prestato e non osservato. Il generale doveva rimuovere dalle missioni i disobbedienti. 2" Nei tre anni da! 1" ottobre 1723 in poi il generale doveva presentare i documenti dell’obbedienza sua e dei suoi subordinati, altrimenti dopo la line dei tre anni non si sarebbero potuti accogliere più novizi in tutta la Compagnia. 3° Dal giorno della comunicazione del diviet ■ ' poi il generale non poteva più inviare missionari nell’Asia orientale. 4' Il generale doveva revocare tutte le facoltà in contrario di superiori in sottordine. 5° Il generale deve scrivere e comandare impiegando tutta la sua autorità, specialmente ai gesuiti di Pechino, « dei quali si sa, che sono stati gl’incitatori e promotori dell’incarcerazione di missionari, prestandovisi col nuu- mio scandalo a far da birri e da carcerieri, specialmente nell’ar- "tM del prete Teodorico Pedrini ». Essi devono far di tutto, perchè egli, come l’Appiani e il Guignes, riottengano la libertà. 7° l na circolare del generale a tutto l’Ordine deve proibire ogni discorso contro i decreti sui riti. 8° Il Giampriamo non può tornar in Cina senza permesso pontificio. Il 6° e il 9° sono disposizion’ esecutive. Come tanti altri documenti, anche questo pervenne per violazione di segreto nelle mani dei giansenisti, che lo pubblicarono. Non occorre spiegare quale impressione schiacciante faces>< decreto sui missionari cinesi. Il bavarese Ignazio Kògler, d"!> aver deplorato in una lettera del novembre 1724 a Lisbona rovina della missione a causa della persecuzione dell’imperator Yong-cing, prosegue: «Ma, mentre noi piangiamo sulle tristi r< » Ivi 2 Al confessore della regina di Portogallo, Stiehl, comunicata 'n 11 * lettera di lui del 17 giugno 1726, Archivio di stato di M <>118 Icsuit. in ffen. fase. 16, n. 278. Cfr. Appendice n. 8.