Documenti inediti e comunicazioni di archivi. N. ti c), a. 1721. 815- reiterate preghiere d'i Mons. con tutti noi all'Imperadore per lui non li potessimo ottenere il perdono totale, ma solo in parte, atteso l’impera-dorè per bocca del suo secondo eunuco et in scritto con publica sentenza s'espresse, volergli perdonare la vita, ma acciò si corregerebl>e da’ passati falli, d’aver scritto in Roma, egli essere indifferente ne’ suoi riti, volea, che sia alleggerito dalle catene e dall’opprobrio delle publiche carceri, consegnandolo giusta il costume di Cina alii più prossimi, et amici a guardare, coll’istesso rigore, come se fosse nelle prigioni della città. L’ordine fu in lingua Tartara; in esecuzione del quale il sigr. Pedrini fu consegnato alii PP. Gesuiti francesi, i quali benché mal volentieri pigliassero questa cura, pure convenne accettarla per l’ordine espresso dell’Imperaidore, e di Mons. Patriarcha. In una stanza grande, e simile a quella de’ Padri stiede. finché l’Imperadore partendo per Tar-taria, lo volle condurre seco. Il detto sigr Pedrini, e molti di noi stimassimo per tal causa averli giù perdonato l’Imperadore; ma poi si conobbe l’opposto; perchè fu consegnato al terzo figlio dell’lmperadore con ordino di tenerlo bene custodito con proibizione a|d! ogni Europeo di parlarli. Ma dovendo ritornare l’Imperadore da Tartaria in questi ultimi giorni li mandarini a persuasione de’ PP. Gesuiti dimandarono-all'eunuco giù detto, che doveva farsi del sigr. Pedrini? (¿negli risposero, osservarsi l’ordine antecedente. Fu condotto il sigr. Pedrini nella casa de’ PP. Gesuiti francesi, li quali avendo di fresco fatto fabricare un piccolo appartamento con stanze per servidori e cucina e due atrii o giardini; ivi, come in luogo più capace e più agiato, il condussero, dandoli per quel poco spazio di tempo li PP. e li mandarini la libertà di trasportare le sue robbe, «1 accomodare li conti con li servidori e mulattieri, che avea condotti da Tartaria. Il sigr. Pedrini prese questa poca libertà come argomento, che non dovea [essere] più rinserrato; onde si espresse chiaramente alii PP., che egli non voleva più vivere come prima,, asserendo lordine essere falso, e che li I’P. lo volevano tenere in prigione per forza, senza la volontà dell'Impera dorè; e ciò detto, benché li PP. protestassero, che gl’imponeva una falsa accusa ed una enorme calunnia avanti tutti i cristiani, il detto sigr. Pedrini subito andò in sagrestia, e vestitosi disse la messa, quale finita prosegui a perorare contro detti PP., dicendo sempre, l’ordine esser falso. In questo tempi) arrivassimo da Gian Ciun iuen alla casa di detti PP. francesi il P. Rinaldo da S. Giuseppe. il P. Wolfango a Nati vitate Teresiani,1 et io; e temendo noi maggiori disturbi, per non potere i PP. dar conto all’Imperadore d’un tal uomo, con le preghiere ottenessimo, che li Padri mostrandoli jl decreta fieli' Imperadore, paventassero quel troppo desiderio di libertà del sigr. Pedrini, che lo faceva parlare in quel modo. Donde il P. Parrenin gli mostrò il decreto, con esibire se stesso a grave colpa in caso, che non fosse vero. Letto questo, spiegato e tradotto, convenne alla fine il sigr. Pedrini essere vero, ma come dato nella seconda luna, diceva nella quarta aver ricevuta la grazia dall'Imperadore: Su questo si dibattè molto, (dicendo li PP., che non avevano orti ine di rivocare l'antecedente; nè il sigr. Pedrini potea mostrarlo. Noi fossimo per tutto quel giorno* 1 Ctr. sopra p. 380.